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L’autrice affronta la storia della nascita e del funzionamento della Corte d’Assise nell’Italia postunitaria e si concentra sulla Corte bolognese attraverso lo studio delle carte conservate presso l’Archivio di Stato di Bologna. L’analisi mette in luce il carattere della Corte come apparato di repressione del dissenso rispetto all’ordine costituito, come strumento con cui lo Stato intendeva punire quei comportamenti giudicati pericolosi per la propria sicurezza, già sottoposti a controllo attraverso gli apparati di polizia. Nel caso dei procedimenti per reati di natura politica sottoposti a giudizio dell’Assise di Bologna si assiste a un andamento variegato con picchi negli anni che precedono e seguono la prima guerra mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra per la punizione dei reati di collaborazionismo e con curiosi cali negli anni delle leggi eccezionali di fine Ottocento e nel periodo fascista, quando all’attività della magistratura ordinaria si preferì anteporre altre pratiche di repressione del dissenso esercitate dalle strutture di polizia, da tribunali militari o da tribunali speciali.


Parole chiave: Corte d’Assise, reati politici, codice penale, archivi, repressione del dissenso

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