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Stefano Maggi, Mutuo soccorso Cesare Pozzo. 135 anni di solidarietà (1877-2012), il Mulino, Bologna 2012, pp. 176

(Tito Menzani)

 

Quella che oggi è nota ai più come «Legacoop» era chiamata fino ad una quindicina d'anni fa «Lega delle cooperative». Il vero nome, però, è stato a lungo «Lega nazionale delle cooperative e mutue». Se è comprensibile l'omissione dell'aggettivo «nazionale», quello dell'appendice «e mutue» rimanda evidentemente ad un calo di popolarità e diffusione di queste ultime.
Nate prima delle cooperative, le mutue, o società di mutuo soccorso, erano delle forme assicurative che i lavoratori istituirono per tutelare loro stessi e le proprie famiglie in tempi in cui il welfare state era particolarmente labile se non addirittura inesistente. Ogni iscritto alla mutua versava periodicamente una piccola quota e in caso di malattia, infortunio o morte – a seconda di ciò che prevedeva il regolamento – riceveva un sussidio o una indennità. Contrariamente alle assicurazioni private, in cui il principio era più o meno il medesimo, le mutue erano di proprietà degli iscritti, ed avevano quindi una natura cooperativa.
Nel XX secolo, la graduale costruzione del welfare state indebolì il sistema mutualistico autogestito dai lavoratori, fino a che non rimasero che poche organizzazioni. Quasi tutte, peraltro, erano il risultato di un accorpamento con altre realtà, o di un allargamento statutario dei vincoli geografici e professionali che limitavano l'iscrizione ad alcune categorie.
Il caso della Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo si inscrive appieno in questo paradigma. Nata nel 1877 a Milano, col nome di Società di mutuo soccorso fra macchinisti e fuochisti della Ferrovia Alta Italia, si è gradualmente aperta a macchinisti e fuochisti di tutte le ferrovie italiane (1885), poi alle categorie ausiliarie (1904), poi a tutti il personale delle Ferrovie dello Stato (1977), poi a tutti i lavoratori dipendenti (1991), fino ad accogliere tutti i cittadini indistintamente (1994). Con l'occasione, nel nome era eliminato il riferimento ai lavoratori dei trasporti e la società veniva intitolata al suo storico presidente Cesare Pozzo, principale fautore del suo consolidamento dopo la fase di start-up.
Questa scelta di aprirsi sempre più a nuove categorie di soci era motivata dalla constatazione che l'incremento del numero di iscritti aveva dato sempre maggiori benefici ai medesimi, vista la minore incidenza dei costi fissi e la possibilità di contare su una massa critica maggiore. Se a dieci anni dalla fondazione, nel 1887, i soci erano 1.425, nel 1972 erano saliti a 10.319, fino ai 95.901 attuali.
Stefano Maggi, professore associato di storia contemporanea alla Facoltà di Scienze storiche, giuridiche, politiche e sociali dell'Università di Siena, ripercorre i 135 anni che hanno portato una piccola mutua a diventare una delle principali erogatrici di servizi complementari, che oggi continua a tutelare gli iscritti ed i loro famigliari per un totale di circa 250.000 persone. La missione attuale è proprio quella di integrare i servizi di welfare garantiti dallo Stato con sussidi di vario genere, in caso di malattia, infortunio, maternità, ricoveri ospedalieri, operazioni chirurgiche, decesso, e simili.
Costruito su fonti aziendali – l'archivio della Cesare Pozzo si dimostra molto ricco e con poche lacune – il volume è corredato da un'appendice che prende in considerazione gli statuti, architravi regolamentarie delle società di mutuo soccorso. Anche per questo, può rappresentare un modello di approccio alla ricerca su altre mutue; infatti, la recente crisi del welfare state sta riportando in auge questo genere di società, e fornire spessore storico al dibattito in corso è quanto meno auspicabile.

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