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Lucrezia Maggiore

Un progetto di co-operative learning: imparare a sentirsi un gruppo 

 

«Pensate che ironia! I bambini sono i veri esperti dei giochi, giocare è il loro mestiere, e ciò nonostante
noi adulti, malgrado siamo fuori allenamento da tanto tempo, pensiamo di poter insegnare loro a giocare!»     

David Cohen    

 

«Cooperare» è un comune denominatore della natura umana: oggi si parla sempre più spesso di impresa cooperativa, di co-working, di open source, e di tante altre attività di condivisione di una qualche risorsa materiale o immateriale. In questo contributo si darà conto di una concreta applicazione di co-operative learning. Tra l’altro, come si può vedere scorrendo il progetto, il cosiddetto historical framework, inteso non tanto come un richiamo ad epoche passate, bensì come vissuto personale in prospettiva diacronica, entra a pieno titolo all’interno di questa proposta educativa. Dunque si è scelto di collocare il contributo all’interno di questa rubrica per l’apporto trasversale e interdisciplinare che può dare, anche in un’eventuale ottica di applicazione del co-operative learning alla didattica della storia.  
Si tratta di un progetto già sperimentato con successo in una classe di una scuola primaria di Bologna. In particolare è stato pensato per un alunno specifico (F.M.), per aiutarlo ad integrarsi e convivere serenamente con il resto della classe, e per dargli la possibilità di sentirsi valorizzato, apprezzato e soprattutto accettato. Tuttavia, può essere impiegato anche per stimolare una maggior presenza di beni relazionali in una classe senza particolari condizioni di disagio.
Perché usare i giochi per gestire positivamente un disagio? Perché i giochi sono una cosa seria! Essi offrono struttura e prevedibilità, e possono costituire un contesto sicuro per l’esplorazione delle emozioni. I giochi riflettono aspetti della vita reale, e il modo in cui i bambini giocano spesso rispecchia il loro approccio alla realtà delle cose. Inoltre, danno preziose opportunità di apprendimento in molte aree dello sviluppo personale e sociale.
Ed è con il gioco che si è cercato di dare la possibilità all’alunno F.M. e a tutta la classe di chiamare in causa aspetti molto importanti della vita di ogni individuo, i quali coinvolgono la socializzazione, la formazione della cultura, il pensiero simbolico, la logica, la capacità di fare astrazione, il rispetto delle regole, l’apprendimento di nuovi comportamenti, la history personale, e via dicendo.
La classe era formata da 22 alunni, che sono stati divisi in tre gruppi. F.M. ha fatto parte di tutti e tre. Ci si è incontrati con ogni gruppo una volta a settimana per un’ora, ogni tema è stato affrontato con tre giochi, diversi nella modalità ma non nei contenuti. Si è pensato di proporli differenziati per ogni gruppo per stimolare in F.M. la curiosità e l’interesse a partecipare.
Con il bambino vi erano a disposizione altre due ore settimanali durante le quali è stato condotto a collaborare con l’educatore nella preparazione dei vari giochi che si sono poi tenuti con i  gruppi.
Vista la forte curiosità che il bambino dimostrava verso l’anatomia del corpo umano, si è pensato di rivolgere la progettazione verso questo tema. F.M. ha fatto parte integrante della realizzazione materiale di “organi contenitori” delle proprie emozioni e di quelle dei suoi compagni di classe. Gli incontri con i gruppi sono stati condotti sulla base del seguente programma.

Primo incontro: giochi per iniziare a conoscersi.
Gioco: ci presentiamo, ci diamo delle regole, scegliamo un nome.
Obiettivi: conoscenza reciproca, essere attenti a tutto il gruppo, relazionarsi.
Materiali: due cartelloni, un foglio A4, pennarelli, matite, gomma da cancellare.
Svolgimento: tutti sono seduti in cerchio (compreso l’educatore); l’educatore con un testimone in mano si presenta e dà una regola su come ci si deve comportare in un gruppo. Passa il testimone al bambino che sta alla sua destra che si presenta e dà una regola a sua volta, e così di seguito con tutti. Viene chiesto ai bambini di scrivere la propria regola su un cartellone. Il L’educatore chiede poi ad ogni bambino di pensare e dire il nome di un personaggio fantastico, animale o persona famosa che poi trascrive su un foglio. Questi nomi vengono messi ai voti, e ogni componente ha la possibilità di votare due volte così da avere due scelte. Con un’ultima votazione si decide il nome del gruppo, che viene rappresentato con un disegno sul cartellone.
Nota: si ritiene opportuno svolgere il primo incontro con i tre gruppi usando la stessa metodologia in quanto ogni gruppo deve darsi delle regole per una convivenza serena, un’identità e un’appartenenza da fare propria. Pensiamo che anche se questo gioco viene ripetuto, il bambino F.M. si senta coinvolto perché ogni volta ne nasce un’esperienza diversa e interessante, anche per il solo fatto di trovarsi con compagni differenti.

Secondo incontro: giochi per conoscersi meglio.
Organo-contenitore: Orecchio, simbolo del saper ascoltare e riconoscere.
- Gioco del primo gruppo: grande orecchio mi senti?
Obiettivi: ascolto, orientamento acustico, riconoscimento della voce, capacità di trasformare la voce.
Materiali: nessuno.
Svolgimento: tutti sono allineati su una riga ad un lato del campo di gioco. Dalla parte opposta c’è un volontario con le spalle rivolte al gruppo. Uno dei giocatori in riga dice, con voce contraffatta «grande orecchio, mi senti?». Il grande orecchio si gira e deve indovinare chi lo ha chiamato. Ha tre tentativi a disposizione, poi deve scambiare il posto con il bambino che lo ha chiamato. Il gioco finisce quando tutti hanno avuto la possibilità di indovinare almeno una volta.
- Gioco del secondo gruppo: Vigile, ho perso la mia amica/il mio amico.
Obiettivi: osservazione, capacità di descrizione, riconoscimento.
Materiali: nessuno.
Svolgimento: due bambini vengono scelti dal gruppo a rappresentare rispettivamente il vigile e la persona che ha perso un suo amico. La persona che ha perso l’amico (un altro partecipante del gruppo scelto da lui segretamente) deve rispondere in modo preciso alle domande del vigile descrivendo l’amico smarrito. Se il vigile dopo tre tentativi non indovina chi è l’amico, gli altri possono avanzare dei sospetti o continuare a porre delle domande. Chi viene indovinato interpreta il nuovo vigile e un altro del gruppo il nuovo amico (sulla base di chi non è stato ancora scelto).
- Gioco del terzo gruppo: i maghi.
Obiettivi: capacità di ascolto, concentrazione, attenzione all’altro, gentilezza nei modi di rapportarsi con gli altri.
Materiali: nessuno.
Svolgimento: il gruppo si dispone in cerchio. Tutti chiudono gli occhi mentre l’educatore, passando fuori dal cerchio, accarezza la schiena di chi sarà il mago. Al via dell’educatore, tutti cominciano a muoversi e a correre. Chi viene toccato dal mago rimane immobile, come “congelato”. Può essere “scongelato” da un abbraccio caloroso di un altro giocatore. Dopo un tempo prestabilito, l’educatore grida «abracadabra»: tutti si fermano immobilizzati e chiudono gli occhi. Solo i maghi possono avvicinarsi a un altro giocatore stringendogli le spalle. Così avviene lo scambio di ruoli e ci saranno altri maghi. L’educatore dà il nuovo via e si ricomincia.

Terzo incontro: giochi per sviluppare la fiducia reciproca.
Organo-contenitore: Mani, simbolo di cooperazione, aiuto reciproco, fiducia nell’altro.
- Gioco del primo gruppo: le mani farfalle.
Obiettivi: percepire ed esprimere dolcezza, cura e protezione, fiducia, contatto fisico delicato.
Materiali: un foulard.
Svolgimento: il gruppo si dispone in piedi in un cerchio stretto. Un volontario con gli occhi bendati viene accompagnato da un compagno vedente all’interno del cerchio con la schiena rivolta verso i partecipanti i quali lo toccano sulla schiena o sulle spalle con molta delicatezza, proprio come le farfalle fanno quando si posano sui fiori.
- Gioco del secondo gruppo: AAA cercasi.
Obiettivi: osservazione, trovare e riconoscere similitudini, relazionarsi, consapevolezza corporea.
Materiali: un foglio formato A4 per ogni partecipante e dei pennarelli.
Svolgimento: ogni bambino riceve un foglio e un pennarello, disegna la sagoma della propria mano e scrive il proprio nome sul foglio. I fogli vengono esposti per terra in cerchio al centro della stanza. Ogni giocatore cerca le sagome che sono della stessa grandezza della propria mano e ci scrive sopra il proprio nome. Quante mani saranno simili?
- Gioco del terzo gruppo: la creta.
Obiettivi: sviluppare la propria creatività individuale anche in un contesto di gruppo, stimolare il desiderio e il piacere di fare, dare sfogo alle proprie emozioni.
Materiali: della creta.
Svolgimento: si dà un pezzo di creta a ciascun bambino e l’educatore fa vedere cosa ci si può fare (lanciarla, schiaffeggiarla, lisciarla, bucarla, ecc.). Si lascia ai bambini libera espressione e sperimentazione.

Quarto incontro: giochi per gestire positivamente collera e aggressività.
Organo-contenitore: Fegato, simbolo della rabbia.
- Gioco del primo gruppo: scoppiare di rabbia.
Obiettivi: ascoltare, capacità di fare domande, memoria, rispetto dei turni, concentrazione.
Materiali: un palloncino, un foglio A4, una matita per ogni partecipante.
Svolgimento: tutti sono seduti in cerchio e ricevono un palloncino che poi gonfiano. Ciascuno immagina una situazione che potrebbe farlo molto arrabbiare e poi la disegna su un foglio, aggiungendo il proprio nome. I fogli vengono esposti per terra a cerchio al centro della stanza. I bambini a turno cercano di scoprire cosa provoca la rabbia di un altro compagno a scelta. Chi indovina deve scoppiare il palloncino del compagno.
- Gioco del secondo gruppo: paracadute.
Obiettivi: ascolto, coordinazione, sincronizzazione, rispetto dei turni, consapevolezza di sé.
Materiali: libro Bernardo e il mostro (Nota 1), paracadute.
Svolgimento: in giardino il gruppo si dispone seduto in cerchio. Viene letta la storia di Bernardo e il mostro, e ne segue una breve riflessione. Poi ci si alza restando sempre in cerchio, si prende il paracadute, si inizia a scuoterlo, poi a turno si passa sotto il paracadute. Nel fare ciò, si entra con la testa nell’apertura posta al centro e si fa un urlo, pestando i piedi per terra con forza, per esprimere il sentimento della rabbia.
- Gioco del terzo gruppo: onde sul mare.
Obiettivi: ascolto, immaginazione, coordinazione, concentrazione.
Materiali: paracadute, palla morbida.
Svolgimento: in piedi, i bambini si dispongono in cerchio, tenendo il paracadute con entrambe le mani all’altezza della vita. L’educatore colloca una grande palla morbida nel centro del paracadute, quindi indica se le onde sul «mare» devono essere calme o tempestose e i bambini muovono il paracadute di conseguenza, cercando allo stesso tempo di non far cadere la palla. Si conclude con una lieve ondulazione del paracadute posandolo per terra con delicatezza, per sedersi tranquillamente ai bordi del «mare». L’educatore a questo punto inizia a raccontare una storia sul mare passando poi la parola ai membri del gruppo che, a turno, concludono la storia con una frase a piacere.

Quinto incontro: giochi per favorire l’empatia; non andare solo verso l’altro, ma portarlo anche nel proprio mondo.
Organo-contenitore: Cuore, simbolo di gioia e di dolore.
- Gioco del primo gruppo: quante emozioni ci sono?
Obiettivi: empatia, cooperazione, categorizzazione, negoziazione, fiducia.
Materiali: un cartellone, pennarelli, fogli di piccole dimensioni.
Svolgimento: l’educatore prepara un cartellone dove traccia quattro grosse scale con dieci gradini, una per ogni categoria emozionale: rabbia, paura, tristezza, gioia. Si stabilisce un limite di tempo in cui il gruppo deve farsi venire in mente il maggior numero possibile di parole relative alle emozioni riconducibili alle quattro categorie. Ogni parola va scritta su un foglio diverso. Il gruppo decide insieme dove va collocato ogni foglio sulle diverse scale. Per esempio i termini «contrariato» e «furioso» dovrebbero essere sistemati sulla scala della rabbia, ma il primo su uno dei gradini più bassi, il secondo più in alto. Il gruppo si riunisce e si concentra sul tabellone finale che mostra tutte le emozioni nell’ordine concordato.
- Gioco del secondo gruppo: camminata alla cieca.
Obiettivi: empatia, fiducia, cooperazione, ascolto, sostegno agli altri, capacità di dare istruzioni.
Materiali: quattro foulard, vari oggetti per creare degli ostacoli (birilli, cerchi, aste, ecc.).
Svolgimento: in palestra. Si divide il gruppo in due. Metà dei giocatori fungono da «protettori» silenziosi, guidando l’altra metà in una camminata con gli occhi bendati. I protettori fanno in modo di impedire con delicatezza che gli «esploratori» vadano a sbattere contro gli ostacoli o si urtino l’uno con l’altro. Gli esploratori formano un serpentone – ciascuno pone una mano sulla spalla della persona che ha davanti a sé – e scelgono una guida di cui si fidano, che si mette alla loro testa e li porta in giro per la stanza. L’educatore che coordina il gioco, i protettori e la guida tengono gli occhi aperti. La guida può impartire istruzioni verbali. Tutti gli altri sono bendati. Dopo un tempo stabilito, si scambiano i ruoli.
- Gioco del terzo gruppo: cammina così.
Obiettivi: empatia, immaginazione, osservazione, comunicazione non verbale, drammatizzazione.
Materiali: un tamburello.
Svolgimento: l’educatore chiede a un «leader» di girare per la stanza adottando una camminata particolare, per esempio muovendosi come se fosse un gigante. Tutti gli altri osservano attentamente e provano poi a camminare allo stesso modo. Quando il coordinatore scuote un tamburello, ciascuno si immobilizza nella posizione in cui si trova, mantenendola finché il coordinatore non ha contato fino a cinque. Quindi un altro «leader» conduce il gruppo in una camminata differente fino a quando l’educatore non scuote di nuovo il tamburello. Il gioco si conclude quando tutti i membri del gruppo hanno condotto il gioco.

Sesto incontro: giochi sulla capacità di rendersi conto della sensazione emotiva nel momento in cui sorge e del pensiero che l’accompagna.
Organo-contenitore: Cervello, simbolo dell’io, organizza e gestisce gli stimoli ambientali, le relazioni oggettuali ed è il principale mediatore della consapevolezza.
- Gioco del primo gruppo: equilibrio musicale.
Obiettivi: cooperazione, fiducia negli altri, consapevolezza di sé.
Materiali: musica, sedie.
Svolgimento: i bambini si dispongono in cerchio e ciascuno di essi cinge per la vita il compagno alla sua destra. Finché la musica suona, tutti camminano in tondo. Quando la musica cessa, si siedono tutti delicatamente, ciascuno appoggiando la schiena alle ginocchia del bambino che ha dietro di sé. Dopo averlo ripetuto per un paio di volte, si passa alle sedie musicali, ma invece di eliminare un giocatore a ogni turno, il bambino che resta in piedi deve sedersi in grembo ad un altro. In questo modo man mano che il gioco procede, su ogni sedia sarà seduto un numero crescente di giocatori che devono fare sempre più attenzione per cercare di mantenere l’equilibrio.
- Gioco del secondo gruppo: se le emozioni fossero colori.
Obiettivi: consapevolezza di sé, empatia, immaginazione, comunicazione non verbale, osservazione.
Materiali: nessuno.
Svolgimento: l’educatore spiega brevemente come è possibile pensare le diverse emozioni come se fossero dei colori. Per esempio: «oggi sono di colore blu perché mi sento tranquillo»; «oggi sono di colore rosso perché mi sento pieno di energia». Quindi si chiede ai bambini di che colore si sentono in quel momento e perché. Infine, i bambini cercano di capire come si sentono a camminare per la stanza come se fossero quel colore.
- Gioco del terzo gruppo: gioco di specchi.
Obiettivi: consapevolezza di sé, empatia, comunicazione non verbale, fiducia, osservazione.
Materiali: musica.
Svolgimento: i bambini formano delle coppie, si pongono l’uno di fronte all’altro e a turno cercano di rispecchiare il più fedelmente possibile i movimenti della mano dell’altro.

Settimo incontro: giochi per verificare gli incontri precedenti (la verifica è un momento importante perché permette ai partecipanti di riflettere su quanto è accaduto nel gruppo, su quanto si è fatto assieme e di come è stato vissuto).
- Gioco del primo gruppo: la ruota di verifica.
Obiettivi: imparare a valutare divertendosi, esprimere liberamente le proprie opinioni.
Materiali: nessuno.
Svolgimento: dopo aver riflettuto a livello individuale su quali sono stati gli aspetti positivi e/o faticosi del lavoro di gruppo, i bambini si dispongono in cerchio stretto, mettendo le braccia sulle spalle dei compagni vicini. L’educatore ordina: «la ruota gira a destra (o a sinistra)!». Chi vuole dire la propria opinione ferma la ruota dicendo «Stop» e dopo averla espressa, sceglie se far girare la ruota a destra o a sinistra, indicando anche la velocità con cui il gruppo ruota (lento, lentissimo, veloce, velocissimo). Si continua finché tutti hanno avuto l’opportunità di esprimere un’opinione.
- Gioco del secondo gruppo: smorfiogramma.
Obiettivi: valutare a livello figurativo la propria soddisfazione rispetto al lavoro svolto, esprimersi non verbalmente e verbalmente attraverso pittogrammi.
Materiali: cartellini con facce di diverse espressioni (per ogni bambino occorre un set di facce).
Svolgimento: ogni bambino riceve un set di facce dal quale sceglie quella più simile all’esperienza vissuta e motiva al gruppo la propria scelta. Le facce sono sei e devono rappresentare: contentezza, perplessità, rabbia, meraviglia, noia, indifferenza.
- Gioco del terzo gruppo: passa la chiave.
Obiettivi: rispettare i turni, ascolto, autocontrollo.
Materiali: una chiave o un altro oggetto simile, musica.
Svolgimento: il gruppo è seduto in cerchio. L’educatore ha una chiave e dice che nessuno può parlare se non ha la chiave in mano. Può passare la chiave a chi la richiede oppure passarla nel cerchio verso destra o sinistra. La discussione deve essere centrata sull’opinione che ogni bambino ha in merito al lavoro svolto in queste settimane. Alla fine si termina con una danza di gruppo in cerchio.

Ottavo incontro: giochi con il paracadute. È l’ultimo incontro e si tiene con tutti e tre i gruppi contemporaneamente, e dunque con tutta la classe
- Primo gioco: paracadute onda.
Obiettivi: coordinazione, sincronizzazione, cooperazione.
Materiali: paracadute.
Svolgimento: i giocatori tengono il bordo del paracadute con le mani e lo scuotono facendo le onde. Per fare un fungo tutti si abbassano, contano fino a tre, tirano contemporaneamente il telo sopra la testa e poi lo lasciano cadere. Si accompagna il movimento con la voce.
- Secondo gioco: Il coccodrillo nel fiume Nilo.
Obiettivi: attenzione, cambio dei ruoli.
Materiali: paracadute.
Svolgimento: un volontario sparisce sotto il telo. Gli altri sono seduti per terra e tengono il paracadute all’altezza del petto. Il coccodrillo tocca il piede di qualcuno nel cerchio. Chi viene toccato scivola sotto il telo e si trasforma in coccodrillo a sua volta. Il gioco continua finché tutti sono diventati coccodrilli.

In conclusione, per arrivare a sviluppare comportamenti di co-operative learning ci vuole molto tempo e soprattutto un lavoro continuo sulle dinamiche del gruppo. I bisogni di ogni componente sono analoghi e la loro soddisfazione complessiva è una condizione necessaria per la sua esistenza. Sono connessi alla stima e all’autostima, all’identità, alla sicurezza degli individui, al bisogno di sentire importante il loro contributo.
Per arrivare a sentirsi “gruppo”, cioè un soggetto unico costituito dalle diversità dei singoli membri, occorre che siano soddisfatte alcune condizioni come il bisogno di appartenenza e coesione, o il bisogno di uniformità e differenzazione. Il gruppo non è solo un insieme di individui. È un’entità con una struttura e con delle dinamiche di funzionamento proprie, a volte indipendenti dalla volontà dei singoli.
Nel co-operative learning nessuno vince, nessuno perde e nessuno viene escluso. I partecipanti non giocano l’uno contro l’altro, ma sfidano se stessi, i limiti della propria creatività e fantasia, per raggiungere un obiettivo comune.

 

NOTE:
 
Nota 1 David McKee, Bernardo e il mostro, El, Trieste 1998. Torna al testo 
 

Questo contributo si cita: L. Maggiore, Un progetto di co-operative learning: imparare a sentirsi un gruppo, in «Percorsi Storici», 2 (2014)

 

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