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Sonia Residori, Una legione in armi. La Tagliamento tra onore, fedeltà e sangue, Cierre Edizioni, Verona 2013, pp. 356

(Riccardo Caporale)

 

Residori

 

Non era un “western”.                                                     

Il lavoro di Sonia Residori colma un vuoto storiografico nel ritardo complessivo della storiografia inerente alla Rsi.  E’ importante il soggetto scelto, la Legione Tagliamento, per due motivi fondamentali: la sua storia attraversa tutto lo specchio cronologico di Salò e il reparto è attivo in numerose operazioni, contro la Resistenza e mai contro gli eserciti Alleati.
Residori avrebbe potuto facilmente ricostruire le vicende del reparto seguendo un mero criterio cronologico, avvalendosi, come comunque ha fatto, delle carte processuali conservate presso la Corte d’Assise Straordinaria di Brescia, che raccoglieva i vari procedimenti istruttori iniziati presso altre Corti d’Assise dove il reparto aveva operato. Invece, pur utilizzando con saggia parsimonia queste importanti fonti giudiziarie, l’A. ha tracciato la parabola di questo reparto in modo ideale, ricostruendone allo stesso tempo la storia e ricercando e restituendo al lettore le motivazioni, i sentimenti e le visioni che accompagnavano chi si schierò con la Rsi. Il lavoro va quindi oltre la storia del reparto e diventa uno strumento per la comprensione del fenomeno della rinascita fascista all’indomani dell’8 settembre 1943.
Il reparto si forma in un periodo breve perché è idealmente l’erede della Legione M che, armata dai tedeschi prima del 25 luglio, rimane, anche dopo tale data, una formazione genuinamente fascista, pur con le stellette al posto del fasci littori. Il nucleo della Legione M, assieme ad altri gruppi di volontari fascisti, nel giro di poco tempo forma la Legione Tagliamento, capeggiata da Merico Zuccari, un ufficiale fascista che aveva combattuto nella Milizia in Africa e in Albania, un “professionista della guerra” come egli stesso amava definirsi.
La storia del reparto si caratterizza per la continua collaborazione con i tedeschi. Fin dall’inizio, la Tagliamento è inquadrata in un reparto di paracadutisti della Wehrmacht di stanza a Roma. Peraltro, anche in seguito i tedeschi decidono come, dove – e spesso quando – il reparto debba operare. Degli “alleati-occupanti”, la Tagliamento imita le modalità di repressione, che ricordano più il trattamento riservato dai tedeschi ai territori occupati ad Est che non all’Italia.
Il vero nemico del reparto, nei seicento giorni di Salò, rimane sempre e solo la Resistenza. Per questo motivo si sviluppano, all’interno della Tagliamento, alcune delle dinamiche peculiari  del mondo di Salò: il senso di alterità ed esclusione rispetto al mondo circostante, visto sempre come nemico, un forte quanto puerile senso di “identità” che lega tra loro i legionari, che non coltivano quasi mai dubbi sulle azioni che stanno compiendo (nei ricordi dell’attore Giorgio Albertazzi, le vicende che l’hanno visto protagonista come ufficiale nella Legione, avevano un “lato western”), un ricorso alla violenza sistematica frutto del vuoto politico e dell’impossibilità di crearsi un proprio spazio di manovra che sta dietro la scelta di adesione alla Rsi.
Tratto caratterizzante il reparto è la disciplina “ferrea e assoluta” che, secondo il comandante Zuccari, avrebbe dovuto essere un pilastro etico e politico della futura Italia governata dalla Rsi. Tuttavia, non mancano le diserzioni, i furti ai danni delle popolazioni che subiscono il passaggio o l’occupazione della Tagliamento ed una fronda tra ufficiali di diversa origine (Zuccari fascista “sul campo” contro ufficiali provenienti dalle scuole fasciste, più formali e meno inclini a cedere alla violenza smodata che il comandante incentiva).
Spasmodico è il culto supremo dei caduti e quello per la “bella morte”, raccontato dal legionario Mazzantini; sconcertante è l’impiego di ragazzini in armi: vengono citati casi di dodicenni che partecipano alle fucilazioni.
La Legione opera in diverse zone del territorio italiano dove è presente la Rsi e si oppone con vigore ed estrema violenza a partigiani e popolazioni. Le operazioni più importanti sono la cattura dei partigiani a Vercelli nel dicembre 1943, il rastrellamento, assieme a tedeschi e altri reparti di Salò, del Montegrappa nel settembre 1944, l’impiccagione a Bassano dei partigiani prima torturati.
La Tagliamento è uno degli ultimi reparti di Salò ad arrendersi, dopo un ultimo vano assalto ai partigiani delle Fiamme Verdi sul Mortirolo.
Il comandante Zuccari, nonostante sia ricercato anche dagli Alleati per l’uccisione dei prigionieri di guerra, riesce a scappare, così come molti legionari, ufficiali e no, che riescono proditoriamente a mischiarsi alla massa di prigionieri di guerra italiani provenienti dai campi di prigionia tedeschi. Eguale fortuna non tocca invece a 43 militi catturati a Rovetta: pur avendo avuto garanzie di salvezza dal Comitato di liberazione nazionale locale, sono fucilati da un gruppo partigiano proveniente da un’altra zona, negli ultimi giorni di aprile.
Il lavoro di Residori, quindi, è uno spaccato rappresentativo della Repubblica di Salò. Un merito dell’autrice è non aver riempito le pagine di dibattimenti processuali con i racconti di violenze: in questo caso bastano poche ma indicative descrizioni.
Unico neo, a nostro avviso, la mancanza di apparato iconografico, anche se non sempre è facile trovare immagini e utilizzarle.

 

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