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Matteo Troilo

ATRIUM. Architecture of Totalitarian Regimes of the XX Century in Urban Management è diventato Itinerario Culturale Europeo

 

Nel corso del 2014 il progetto Atrium è entrato a far parte degli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa. Nato alcuni anni fa proprio per ottenere l’ambito riconoscimento europeo, è composto da 18 partner (amministrazioni, università, organizzazioni non governative) provenienti da 11 nazioni della zona sud orientale dell’Europa. L’Italia (rappresentata da Forlì), la Slovenia, la Bulgaria, l’Ungheria, la Slovacchia, la Romania, la Croazia, l’Albania, la Bosnia-Erzegovina, la Serbia e la Grecia, hanno lavorato insieme per valorizzare un’eredità comune, seppur fatta di molte differenze storiche. Tale eredità è costituita dal patrimonio architettonico lasciato dai diversi regimi totalitari che hanno governato questi paesi nei periodi a cavallo della seconda guerra mondiale.
I periodi e i contesti storici variano dagli anni Trenta e Quaranta dei regimi fascisti europei, agli anni Cinquanta e Sessanta delle società comuniste dell’Europa orientale. Ancora più interessante è il caso di quei paesi come l’Albania o la Croazia in cui entrambi i tipi di regimi hanno lasciato profonde tracce sul territorio. L’idea principale che ha mosso gli animatori del progetto Atrium è stata quella di valorizzare tale eredità storica, rendendola più accessibile al turismo e permettendo così la sua conservazione. Ci si potrebbe però chiedere quale sia il senso generale dell’operazione. Si vogliono creare soltanto delle nuove attrazioni turistiche? Inoltre quali sono i rischi di un’operazione di tal genere? Non esiste forse il pericolo di favorire in un certo modo la nostalgia per delle così feroci dittature?
Le risposte ce la dà direttamente il professor Patrick Leech, che in veste di assessore alla cultura di Forlì, Comune che di fatto ha preso le redini di tutto il progetto, nella presentazione del sito internet riassume le basi teoriche di tutta l’operazione:

Il nostro obiettivo, come è stato chiarito nella proposta di progetto, è quello di dare maggiore visibilità a questi esempi di architettura razionalista collegandoli insieme come parte di un percorso culturale che possa valorizzare queste tracce architettoniche specifiche. Un'altra caratteristica comune dei patrimoni architettonici che abbiamo in programma di riunire è data dalla loro origine storica: i patrimoni sono frutto di regimi politici che sono stati poi ripudiati, e lo sono tutt'ora, in modo inequivocabile. Uno degli obiettivi principali del finanziamento dei progetti europei è quello di promuovere una visione condivisa di identità storica e culturale  (http://www.atrium-see.eu/).

Nessun pericolo insomma di costituire un percorso nostalgico o apologetico di tali regimi, il progetto dovrebbe servire a riconoscere un patrimonio culturale comune europeo molto ricercato tra la cerchia di esperti in architettura a livello mondiale, e non a caso, soprattutto per la parte anni Trenta e Quaranta, molto imitato all’estero.
Andiamo ora a focalizzare l’attenzione sui territori locali ed in particolare su Forlì e provincia. La Romagna e la città di Forlì hanno rappresentato un laboratorio fondamentale per il regime fascista nella costruzione del consenso. Essenziali in questo processo sono state le costruzioni pubbliche messe in piedi sia per favorire la modernizzazione della società, sia per creare luoghi di aggregazione utili al consenso. Forlì presenta monumenti ed edifici simbolo di questa particolare politica, che per molti anni dopo la guerra hanno costituito un’eredità particolarmente ingombrante per la cittadinanza. Il nuovo contesto culturale, meno caratterizzato da steccati ideologici, ha favorito la rivalutazione di queste opere, in alcuni casi da considerarsi prodotti di eccellenza dell’architettura italiana. Si pensi soprattutto alla presenza a Forlì nel decennio precedente al conflitto dell’architetto romano Cesare Valle, tra i principali artefici insieme a Marcello Piacentini della “Nuova Roma” voluta dal regime.
Tra gli edifici importanti realizzati da Valle in quegli anni e restaurati proprio all’interno del progetto Atrium vanno ricordati senz’altro l’ex collegio aeronautico e l’ex Gil. Il collegio aeronautico intitolato inizialmente al figlio del duce, Bruno, ebbe una vicenda costruttiva che dal 1934 si protrasse fino al 1941. Destinato inizialmente a collegio di preparazione propedeutica all’Accademia romana di Educazione Fisica, nel 1936 fu ampliato fino al viale Benito Mussolini (il viale ideato in quegli anni per collegare la stazione con i nuovi monumenti del regime) per accogliere l’Accademia femminile di Educazione fisica. Nel 1938 ebbe la definitiva destinazione di Collegio Aeronautico per accogliere 440 allievi. L’organismo si articola su due blocchi: un gruppo residenziale ed un gruppo didattico-sportivo sul piazzale della Vittoria. Il complesso, abbellito sia all’interno che all’esterno da pitture, mosaici a pavimento e statue di marmo, è stato restaurato pur non facendogli perdere la sua “missione” di luogo scolastico-educativo.
Ancora più ambizioso è stato il recupero del palazzo ex Gil, da anni abbandonato. Questo è infatti destinato a diventare sede dell’Associazione della rotta europea Atrium. Il suo complesso è stato restaurato proprio dallo studio Valle di Roma, fondato dal progettista Cesare, e ora gestito dai nipoti dell’architetto. Formato principalmente da una grande sala teatro, una piscina, e una grande palestra il complesso fu definito dalla critica di allora uno dei migliori esempi del razionalismo italiano. Simbolo dell’edificio, certamente ingombrante dal punto di vista della memoria, è la grande torre rossa, colore dominante insieme al bianco, su cui campeggia il giuramento della Gioventù italiana del littorio. Dopo la guerra le lettere di marmo furono distrutte dai cittadini forlivesi, lasciando spazio solo ad alcune tracce del giuramento. Di fronte alla possibilità di cancellare ogni traccia intonacando tutta la torre, o ripristinare l’intera scritta, s’è scelta una via senz’altro saggia che si adatta perfettamente all’opera di recupero della memoria di quegli anni portata avanti da Atrium. È stata così conservata l’impronta del giuramento senza ripristinare le lettere di marmo, entrambi i segni infatti rappresentano degli eventi storici che non vanno dimenticati.

 

Questo contributo si cita: M. Troilo, ATRIUM. Architecture of Totalitarian Regimes of the XX Century in Urban Management è diventato Itinerario Culturale Europeo, in «Percorsi Storici», 3 (2015) [www.percorsistorici.it]

Questo contributo è coperto da licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia

 

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