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Anna Tonelli, Gli irregolari. Amori comunisti al tempo della guerra fredda, Laterza, Roma-Bari 2014, pp. XV-175

(Mauria Bergonzini)

 

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Anna Tonelli, docente di storia contemporanea all’Università di Urbino, già nel 2003 (Politica e amore. Storia dell'educazione ai sentimenti nell'Italia contemporanea, il Mulino) aveva delineato le vicende collegate alla volontà dei partiti, al termine della seconda guerra mondiale, di disciplinare la vita privata di militanti e cittadini, attraverso un'etica dei legami sentimentali, della  sessualità, del matrimonio e della famiglia.
In questo nuovo lavoro, Tonelli pone attenzione specifica alle coppie comuniste che avevano vissuto gli anni del fascismo in condizioni di vita straordinarie, nel carcere, nel confino, nell’emigrazione, nella clandestinità. Vite di coppie non comuni, per le quali l’impegno politico aveva assoluta ed indiscutibile priorità, coppie che, subito dopo la Liberazione, si scoprivano non più forti e indissolubili, con l’affiorare di «germogli di desideri e piaceri sopiti o sepolti sotto le macerie della guerra» e prospettive di una vita diversa che investiva alle radici il livello personale, più profondo e intimo.
Le nuovi unioni fuori dal matrimonio presto diventano un problema di difficile gestione per il Pci: subito sorge infatti il problema della evidente incoerenza tra l’inflessibilità dettata dai codici morali e i comportamenti privati dei massimi dirigenti del Partito, Togliatti e Longo per primi, per quanto il fenomeno abbia investito anche militanti di base, insieme a dirigenti di primo piano fra i quali Velio Spano, Girolamo Li Causi, Giancarlo Pajetta, Valentino Gerratana, Edoardo D’Onofrio che, peraltro, fu incaricato di sovrintendere alle questioni personali degli alti dirigenti per difendere l'immagine esterna del Pci.
Né va dimenticato, come ricorda l'autrice, il valore attribuito negli anni della clandestinità alla “coppia” di militanti come garanzia a salvaguardia del tessuto cospirativo: le relazioni non omogenee per appartenenza politica erano di conseguenza avversate.
Quanto avviene nel primissimo dopoguerra, secondo la Tonelli, rende inoltre evidente la presenza di diversi codici morali e di «accentuate discriminazioni di genere» che non sempre tutte le donne sono intenzionate a subire, ma da ultimo subiscono. Così avvenne per Rita Montagnana, moglie di Togliatti, via via emarginata da ruoli politici di rilievo fino ad essere assegnata al lavoro organizzativo dell’associazione Italia-Urss e per Teresa Noce, moglie di Longo, che si ribella in modi e occasioni diverse al divorzio subito per finire estromessa da ruoli dirigenziali, evento che nel tempo lei stessa ricordò come «il più grave trauma politico e personale della mia vita»ancor più del carcere e della deportazione.
Casi esemplari ed eclatanti per quel tempo, in una fase in cui il Partito comunista era fortemente impegnato per il proprio accreditamento presso l'opinione pubblica, in un contesto sociale e culturale che attribuiva massima rilevanza al conformismo morale.
La salvaguardia della reputazione dei dirigenti comunisti in particolare e dei suoi militanti diviene di conseguenza compito prioritario ed è anche per questo che il "caso" Teresa Noce - Luigi Longo diventa un problema davvero serio, proprio perché Teresa non solo non accetta di essere lasciata dopo 28 anni di matrimonio, ma anche perché non tollera di essere costretta a mantenere il silenzio sulla questione. Nella dettagliata ricostruzione della Tonelli è certamente questa la vicenda più tormentata fra le altre che coinvolsero il gruppo dirigente del Pci che "fece quadrato" intorno a Longo a difesa della immagine reputazionale del Partito, cercando per quanto possibile, di giungere a difficili mediazioni con Teresa attraverso dirigenti a lei vicini.
L'autrice analizza, attraverso le carte ancora disponibili (nell'ipotesi che molte siano state distrutte) lo sviluppo nel tempo del ruolo della Commissione centrale di controllo che, pur privilegiando la sorveglianza sul "tradimento" e sul dissenso politico, sui casi di indisciplina e di ripudio della "sobrietà proletaria" intervenne anche sulla moralità degli iscritti e sui "difetti di condotta". Ne ricava così la presenza di un «atteggiamento differente verso i diversi livelli del partito: blando verso i dirigenti che godono di una immunità sentimentale molto ampia. In sostanza la dottrina imponeva un comportamento esemplare e la pratica dimostrava invece deroghe per chi occupa posizioni e ruoli di rilievo». Interessante come, con l'inasprirsi della guerra fredda, l'apparato di controllo diventi più severo focalizzandosi sulla onorabilità dei dirigenti nazionali, dei segretari delle federazioni locali e dei parlamentari.
Naturalmente il fronte anticomunista si buttò sugli eventi aprendo una campagna comunicativa dai toni esasperati che l'autrice ricostruisce con numerosi riferimenti alla stampa del tempo, focalizzata ripetutamente sullo stereotipo dei comunisti «inaffidabili e distruttori della famiglia».
Roma cristiana e cattolica reagisce contro l'inaudito proposito di instaurare in Campidoglio la morale sovietica:un brano fra i tanti riportati dalla Tonelli  tratto dal foglio satirico «L'onorevole Palmillo» che, nel febbraio 1947, così invocava le dimissioni di Umberto Terracini dalla carica di presidente dell'Assemblea costituente per il legame che lo univa a Maria Laura Gayno.
Interessante è anche la ricostruzione di come si stava rispondendo sulle riviste vicine al Pci («Noi Donne» e «Vie Nuove») a proposito delle questioni della famiglia, dei rapporti uomo-donna e, via via, delle relazioni affettive.
Vengono ampiamente approfonditi dall'autrice gli aspetti diplomatici e amministrativi che videro la repubblica di San Marino nel ruolo di una "Sacra rota comunista" per l'annullamento del matrimonio di molti dirigenti comunisti, fra i quali quello di Longo, con dirette ripercussioni sulla stampa anticomunista.
Le fonti cui l'autrice si riferisce sono costituite dal ricchissimo Fondo D'Onofrio presso la Fondazione Istituto Gramsci di Roma, dai documenti della Fondazione Istituto Gramsci Emilia Romagna, dell'Archivio storico del Ministero degli affari esteri, dell'Archivio personale dell'avvocato Settimio Belluzzi di San Marino e dell'Archivio dell'Istituto don Sturzo.

 

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