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Loredana Magazzeni

Lavoro e denaro nella corrispondenza privata di donne insegnanti di fine Ottocento

C'è una scena del film Notting Hill, in cui assistiamo, durante una cena di compleanno, a uno scambio di battute fra due invitati (lei attrice di successo, lui operatore finanziario), sulle difficoltà dei reciproci lavori: Julia Roberts lascia senza parole l’interlocutore perché gli rivela che guadagna 12 milioni di sterline l’anno. Non siamo abituati a sentir dire da una donna quanto guadagna, e soprattutto che questa sia una cifra considerevole. Ma, già alla fine del Settecento, Jane Austen collocava i personaggi dei suoi romanzi «lungo una scala finanziaria di precisione geometrica», dove una sostanziosa rendita o un buono o cattivo matrimonio potevano cambiare totalmente la vita di una donna della classe media, a cui non era ancora permesso «to make a living» (guadagnarsi la vita) come un uomo (Nota 1). Un secolo dopo Carolina Invernizio, nella sua conferenza Le operaie italiane (Nota 2), dopo aver accennato a quella che definisce «la storia del lavoro delle donne [che] è antica quanto il mondo» (Nota 3), si sofferma a considerare come le statistiche ufficiali e la stessa Esposizione femminile Beatrice diano un «luminoso e splendido esempio» del lavoro delle donne italiane (Nota 4), così spesso osteggiato, e come la condizione della donna che lavora sia «intimamente collegata alla condizioni delle famiglie ed a quelle sociali ed economiche della Nazione» (Nota 5).
La corrispondenza e gli scritti di alcune insegnanti italiane attive tra Ottocento e Novecento si rivelano un terreno fecondo per affrontare questo tema. L’istruzione appare, infatti, sin dalla costituzione dello Stato unitario il prerequisito necessario per le donne italiane per ogni avanzamento sociale e acquisizione di diritti, anche se il Codice napoleonico, entrato in vigore fra il 1806 e il 1809 sancisce, con l’autorizzazione maritale e la patria potestà, la naturale “inferiorità” e “domesticità” della donna, permettendole unicamente il passaggio dal “Casato” alla casa (Nota 6) e il Codice civile del regno d'Italia (Codice Pisanelli, del 1865) all’art. 134 ribadisce l’impossibilità per le donne sposate ad agire in termini economici, accendendo mutui o cedendo o riscuotendo capitali (Nota 7).
Con la legge Casati del 1859, che istituisce nel Regno d’Italia la scuola statale, si apre per uomini e donne la possibilità nuova di accedere a un lavoro stipendiato e qualificato come quello di insegnante, di cui sale improvvisamente la richiesta. L’inaspettato vantaggio offerto dall’istruzione alle donne, nonostante l’offerta formativa ridotta e le norme sociali che le vogliono relegate al lavoro domestico e di cura, è la novità vera, introdotta dalla sottolineatura sociale del carattere “neutro” dell’insegnamento, che lo rende adatto a uomini e donne. Da madre a maestra, a docente, a ispettrice ministeriale ad autrice di testi scolastici, la donna che esce dalla Scuola Normale, o dalle Facoltà di Magistero, soprattutto di Roma e Firenze, è la prima a superare la dialettica interno-esterno conquistando lo spazio pubblico e assumendo il profilo complesso di intellettuale.
Dagli archivi scolastici o dalla corrispondenza personale degli stessi insegnanti emergono spesso dati relativi agli stipendi. La Scuola normale maschile provinciale di Bologna, ad esempio, riporta per l’anno 1868 questo Specchio d’impiegati che tengono più d'un ufficio o hanno maggiori provvisioni (Nota 8), fatto stilare dal direttore Adelfo Grosso, da cui si ricavano singolari differenze di retribuzione fra gli insegnanti a seconda della materia e delle ore prestate (Nota 9).

Nome

Età

Qualifica

Materia

Stpendio

Luigi Savorini

Anni 43

Vicedirettore del collegio e insegnante

Lingua it., Storia e geografia

Lire 2.900

Don Raffaele Cantelli

Anni 33

insegnante

Catechismo e Storia sacra

Lire 500

Enrico Saint-Cyr

Anni 55

insegnante

Lingua francese

Lire 400

Federico Parisini

Anni 40

insegnante incaricato

Canto corale

Lire 300

Luigi Biondi

Anni 64

insegnante

Disegno ornamentale e architettonico

Lire 500

Raffaele Garagnani

incaricato

Esercizi militari

Lire 150

Emilio Baumann

Anni 25

insegnante incaricato

Ginnastica educativa

Lire 450

Raffaele Zappoli

Anni 45

insegnante

Calligrafia

Lire 50

Antonio Bertoloni

Anni 25

insegnante

Agricoltura teorico-pratica

Lire 600 assegnate dalla Società Agraria di cui è incaricato

Procolo Benettini

Anni 50

insegnante titolare

Matematiche elementari e nozioni di Scienze naturali

Lire 1.500

Girolamo Bonaghi

Anni 59

Bidello

Lire 840 con cui paga anche un inserviente, Angelo Conti, 21 anni

Dalselleri Sante

Anni 60

Portiere: in compenso del suo servizio ha l'alloggio gratuito per sé e per la sua famiglia.

Stessa precarietà e disparità tra insegnanti titolari, incaricati e maestre assistenti troviamo nelle Scuole normali femminili, come la Scuola normale femminile Laura Bassi di Bologna: i primi percepiscono dalle 1.500 lire alle 2.200 lire annue; gli incaricati dalle 300 alle 800 lire; la maestra assistente dalle 800 alle 1.000 lire (Nota 10).
Certo, come afferma Louise May Alcott in Piccole donne, non sta bene che una donna parli di denaro, e le donne hanno sempre evitato di farlo, ma la crescente presenza femminile nelle professioni educative dell’Ottocento le rende attente per la prima volta anche all’aspetto venale ed economico del loro lavoro.
Mentre nelle conferenze e nei discorsi di fine anno si allude al valore dell’insegnamento come vocazione, missione e sacerdozio, le insegnanti italiane di scuole elementari e normali si trovano a fare i conti con stipendi insufficienti, nettamente inferiori a quelli maschili, e con le difficoltà dovute a improvvisi trasferimenti punitivi, o a cambi di cattedra imprevisti cui devono fare buon viso. È il caso di Emma Tettoni, novarese, allieva di Giosuè Carducci, che nel 1881 scrive al suo maestro di essere stata assunta come insegnante di Materie letterarie presso l’Istituto femminile Uccellis di Udine con uno stipendio di lire 800 annue: «io insegnerei nel corso normale Letteratura italiana, Storia e geografia, Pedagogia e morale; in tutto 16 ore di lezione per settimana, di più mi sarebbe affidata la Biblioteca dell’Istituto; ed avrei vitto, alloggio ed 800 lire annue» (Nota 11).
In alcune lettere lamenta la fatica e l’estrema ripetitività del lavoro, che le impedisce di studiare e aggiornarsi come vorrebbe (cfr. le lettere al Carducci del 20 agosto 1881 e 13 marzo 1883). Nel 1883, dopo essersi dimessa dal Collegio Uccellis, è presso la Scuola superiore femminile provinciale di Rovigo, dove viene nominata direttrice, rimanendovi fino al 1889 quando, con il passaggio della Scuola da provinciale a governativa, le subentra un nuovo direttore, Giovanni Franciosi. Come molte giovani donne del suo tempo, Emma ha dovuto fare precocemente i conti con gravi lutti familiari, come la morte della madre e della sorella, con problemi economici, come la necessità di mantenere agli studi il fratello minore presso l'Accademia militare di Modena. Di queste difficoltà scrive a Carducci nella lettera del 19 settembre 1889:

Capirà che io mi troverei in una posizione umiliante di fronte alle allieve ed ai colleghi, essendo semplice insegnante dove sono stata Direttrice per sei anni; aggiungo poi, sebbene le private circostanze di famiglia non abbiano forse il diritto di pesar molto sulla bilancia, aggiungo che io ho fin qui provveduto alle spese per l’educazione di un mio fratello che ora è a Modena alla Scuola Militare; e tutto quanto ho fatto finora per lui diventerebbe inutile se io dovessi troncare la sua carriera per questa considerevole diminuzione del mio stipendio (fin ora, come Direttrice e insegnante Pedagogia, avevo lire 2.500: ora come semplice insegnante me ne furono assegnate 1.800); che sarebbe ora di quel povero ragazzo? (Nota 12)

Le insegnanti si definiscono “operaje della penna”, il termine operaia indicando colei che trae sostentamento dal frutto del suo lavoro, che sia manuale o intellettuale. Umile operaia della penna (Nota 13) si firma Onorata Grossi Mercanti, anche lei della grande “Classe dei Paria” degli insegnanti, come scrive la milanese Felicita Pozzoli.
Il lavoro diviene il tema centrale dei libri di lettura rivolti a ragazzi e ragazze, delle conferenze educative, di racconti e antologie scolastiche di fine Ottocento (Nota 14). La donna è incoraggiata ad istruirsi proprio per poter meglio accedere a un lavoro, e la pigrizia e la noia vengono ripetutamente stigmatizzate come nemiche della crescita intellettuale e personale di ciascuna.
Il coinvolgimento femminile nel progetto lavorista del secondo Ottocento si scontra con le posizioni più conservatrici del mondo cattolico, lungamente contrario al lavoro femminile (Nota 15).
Dalle lettere e dalle conferenze educative di insegnanti/scrittrici, che parlano esplicitamente di compensi e di lavoro, come fanno Onorata Grossi Mercanti, Felicita Pozzoli, Emma Tettoni, Emma Boghen Conigliani si esprime per la prima volta una maggiore consapevolezza di sé delle donne, in termini di autonomia e bisogni economici.
In Northanger Abbey, scritto da Jane Austen fra il 1797 e il 1798, Catherine Morland, eroina diciassettenne e alter ego dell'autrice, è un’appassionata lettrice di romanzi popolari, di cui denuncia la condanna da parte di critici e denigratori, «tanto numerosi quasi quanto i nostri lettori». Morland lamenta anche il fatto che proprio i romanzi popolari scritti da donne, come Ann Radclif o la Austen stessa, siano nel mirino dei moralisti, che non lesinano elogi e adeguati compensi ai compilatori di manuali scolastici di storia o antologie. I romanzi a firma femminile, infatti, sono quelli

in cui si dispiegano le più alte doti dell’intelletto, e nel linguaggio più squisito viene esposta al mondo la più profonda conoscenza della natura umana, la descrizione più felice della sua varietà, le più vivaci manifestazioni di spirito e di umorismo […], mentre migliaia di penne elogiano il talento del novecentesimo autore di un compendio di storia dell’Inghilterra, o di chi mette insieme e pubblica in un volume una dozzina di versi di Milton, di Pope, di Prior, un articolo dello Spectator e un capitolo di Sterne (Nota 16).

Quasi un secolo dopo, nel 1893, sulle pagine di «Cordelia», nella rubrica Profili femminili che dedica in quel numero a Onorata Grossi Mercanti (Nota 17), Ida Baccini lamenta, all’inverso, proprio la scarsa valorizzazione e la mancanza di una congrua retribuzione per chi, come la maestra livornese, ha lavorato una vita intera a scrivere volumi e compendi di Lettere e di Storia patria per vari ordini di scuole, e accenna a uno dei testi più fortunati, Dice il proverbio (Nota 18):

Dice il proverbio…ah, io vorrei, Onorata, che il proverbio dicesse: Donna virtuosa e colta, donna fortunata! E tu, cara, non sei davvero tra i beniamini della fortuna, perché affaticata nella lotta dell’esistenza e perché i tuoi scritti e la lunga fruttuosa tua opera educativa non t’hanno dato ancora la modesta agiatezza a cui avevi diritto…

Nel fascicolo intitolato a Onorata Grossi Mercanti presso l'Archivio Storico Giunti di Firenze sono custodite le copie dei contratti sottoscritti con l'editore Bemporad: con Roberto Bemporad viene stilato il 1° gennaio 1890 un contratto di lire 500 per il manuale Come si è fatta l'Italia, 200 lire vengono fissate per le ristampe. Il 3 giugno 1897 Onorata cede i diritti del suo Brevi racconti di Storia ebraica, greca e romana ad uso delle classi prima e seconda elementare per lire 500, l'editore si obbliga a pagarle lire 200 per ogni nuova edizione riveduta.  Il 20 aprile 1910, in un nuovo contratto per il libro Giovane Italia, ne cede per anni 20 i diritti, riservandosi una percentuale del 10% sulle vendite delle singole copie, mentre per i testi per la VI maschile, compilati con Ferruccio Orsi, la percentuale sulle singole vendite è del 5% (Nota 19).

 

Sono tempi difficili per le antologiste. Ida Baccini su «Cordelia» prosegue nella sua disamina a favore della Grossi Mercanti, riportando le parole dell’antologista toscana (Nota 20):

Siamo condannate a lottare, a soffrire. Ogni tanto ci chiamano apostoli, creature elette che spargono il lume della scienza tra gl’ignoranti, che educano il popolo, che commuovono, che destano palpiti generosi, nobili aspirazioni; ci lodano, ci cercano, ci sfruttano; e poi, non si curano di noi, non ci dicono: Tenete, prendete questo po’ di carta straccia e riposatevi e fate tutto quello che vi pare e create tutto quello che di più nobile e di più bello la vostra mente sa creare…No! Noi dobbiamo lavorare come l’asino de’ contadini, sempre, senza riposo, e ci dobbiamo evangelicamente contentare di due fili di paglia e d’un pugno d’avena. Oh meglio sarebbe stato infilzare quattro rime e due sonetti, e mandare in solluchero i retori classici, piuttosto che consumare il fosforo del nostro cervello per educare al bene, per fare amare la virtù!

Siamo condannate a lottare, a soffrire. Ogni tanto ci chiamano apostoli, creature elette che spargono il lume della scienza tra gl’ignoranti, che educano il popolo, che commuovono, che destano palpiti generosi, nobili aspirazioni; ci lodano, ci cercano, ci sfruttano; e poi, non si curano di noi, non ci dicono: Tenete, prendete questo po’ di carta straccia e riposatevi e fate tutto quello che vi pare e create tutto quello che di più nobile e di più bello la vostra mente sa creare…No! Noi dobbiamo lavorare come l’asino de’ contadini, sempre, senza riposo, e ci dobbiamo evangelicamente contentare di due fili di paglia e d’un pugno d’avena. Oh meglio sarebbe stato infilzare quattro rime e due sonetti, e mandare in solluchero i retori classici, piuttosto che consumare il fosforo del nostro cervello per educare al bene, per fare amare la virtù! (Nota 21).
Ma la Baccini riprende (Nota 22):

or sono pochi giorni fu assegnata una pensione a una fanciulla di vent’anni, sol perché aveva scritto in versi molte cose che tante penne illustri come la tua avevano da anni e anni scritto in prosa, e in che prosa! Quando penso che un premio, destinato a render meno difficili i giorni all’inclita donna che con opere preclare avesse cresciuto decoro alla patria, venne conferito a una giovanetta, i cui bei versi, non sempre commendevoli per la forma, sono – in gran parte – riprovevoli pel concetto, non so tenermi dal trascrivere certe parole che mi furono indirizzate mesi sono da una grande educatrice come sei tu.

Quella di Onorata Grossi fu una famiglia di insegnanti, autori di libri di testo. Il marito, Ferruccio Mercanti, laureato a Bologna in Medicina e Scienze Naturali, scrisse per gli editori Hoepli e Bemporad testi di fisica, igiene e storia naturale per le scuole superiori. La figlia Elisa Mercanti Agostini fu latinista e autrice, assieme a Giulio Giannelli (Nota 23), di antologie di letteratura latina per le scuole superiori, ristampate fin negli anni Sessanta del Novecento. E certamente raggiunge, a differenza della madre, di cui pure continua a percepire somme sui diritti di vendita almeno fino al 1927 una certa agiatezza economica, se nel 1932 il suo nome appare fra quelli delle socie dell’esclusiva associazione femminile internazionale Lyceum di Firenze.


Anche Tommasina Guidi, prolifica e popolare scrittrice di novelle e romanzi (Nota 24) in una lettera a Carducci del 18 gennaio 1893, polemizza sull’assegnazione della pensione Milli ad Ada Negri perché teme che questa «farà tacere Ada Negri, non la farà più libera di scrivere» (Nota 25). Per carattere, oltre che per la sua importante posizione di ispettore ministeriale e poi senatore, Carducci non rimane insensibile alle richieste di aiuto che gli rivolgono insegnanti, scrittori e scrittrici di fine Ottocento. Fra la sua corrispondenza troviamo lettere di protesta e richieste di intervento a favore di un miglioramento del trattamento economico riservato agli insegnanti, specie quelli di storia e geografia nelle Scuole Normali, come la lettera di Felicita Pozzoli (Nota 26), che il 4 aprile 1894 denuncia la situazione dell’insegnante aggiunto di Storia e geografia:

conceda Le delinei brevemente la condizione dell’insegnante di Storia e Geografia nelle Scuole Normali. L’articolo 369 della Legge Casati stabilisce 3 titolari ed un aggiunto per ogni scuola, senza precisare le materie; era logico che per affinità e inscindibilità fra Italiano, la Storia e Geografia, il terzo titolare dovesse essere quello di Storia, non già quello di Scienze [...] La condizione dell’aggiunto è curiosa: massimo dello stipendio, ₤ 1.500, ridotto dalle imposte a 1.300, non aumento sessennale, una vera strada cieca. L’orario stabilito dal Casati pei 3 corsi normali, era di 9 ore; il Boselli vi aggiunse di proprio il 3^ corso preparatorio, con 4 ore d’insegnamento, imposto, senza compenso di sorta, agli insegnanti Normali; così da 9 le ore divennero 13; poi un’ora in più per l’assistenza alle lezioni pratiche; ampiezza di programma; esigenze degli studi progrediti, progredienti; importanza vera, assoluta, dell’una e dell’altra materia, la geografia in ispecie; le pretese poco men che universitarie degli Ispettori, i quali lasciano sempre il tempo che trovano; necessaria preparazione giornaliera, cose tutte che provano luminosamente il valore delle discipline stesse; il regolamento Boselli apriva uno spiraglio all’avvenire dell’insegnante di Storia e Geografia, trattato come quello di Disegno e Calligrafia, ma rimase lettera morta. [...] Non è questione di fondi: si trovano per promuovere, da ₤ 5.000 a ₤ 5.500 ecc, per provvedimenti, stipendi per un Mandalari, Giampaoli; per Commissioni di Studi, che viceversa non studiano niente, dacché non approdano a nulla; dalle tasse che s’imporranno alle Elementari e Normali, le sole scuole ancora esenti e frequentatissime, non si potrebbe devolvere una parte a beneficio dei poveri insegnanti di Storia e geografia? (Nota 27)

Come sottolinea per l'insegnamento secondario in generale, e in specifico per quello di Storia e geografia Anna Ascenzi, proprio la modestia degli stipendi e delle carriere rendono poco appetibili le carriere scolastiche, ritenute «una soluzione di ripiego rispetto alle ben più remunerate e socialmente apprezzate professioni liberali» (Nota 28).
Agli inizi del Novecento, la situazione per i docenti di scuola secondaria appare molto migliorata se nel 1906 lo stipendio annuo di Emma Boghen Conigliani, attivissima docente fiorentina, da reggente di Lingua e lettere italiane nelle Regie scuole normali a ordinaria di secondo livello passa da lire 2.200 a lire 2.900 (Nota 29).
Il crescente impegno professionale e letterario, e di conseguenza la possibilità di migliori guadagni, apre le porte dell’editoria scolastica alle insegnanti più attive e propositive, come Boghen Conigliani (Nota 30). Oltre ai documenti personali e a minuziose raccolte delle recensioni ricevute ai suoi volumi di racconti e di critica letteraria, l’autrice conserva la corrispondenza commerciale con gli editori Barbera e Bemporad. Nei primi anni del Novecento Emma Boghen preparò per Bemporad una Storia della letteratura italiana e una Antologia italiana per le scuole superiori che incontrarono un notevole successo di vendite, venendo adottate per più di vent'anni. Nel 1906 Bemporad stila un primo rendiconto delle copie vendute e delle somme percepite, relativamente al volume, a firma Boghen Conigliani, Storia della letteratura italiana:

1 volume cop. 1.300 lire 3.250
2 volume cop. 1.000 lire 2.900
3 volume cop. 1.000 lire 2.790
per un ricavo totale di 8.900 lire, di cui il 10%, cioè lire 890, vanno all’autrice, assieme all’anticipo di lire 1.000 già corrisposto (Nota 31).

Il libro viene adottato nelle scuole per diversi anni, tanto che nel 1913 troviamo un nuovo contratto, datato 18 dicembre 1913: la casa editrice si impegna a stampare per l'Antologia italiana in tre volumi, ad uso delle Scuole normali, il 1° volume entro il 1914, il 2° e 3° volume entro il 1915, con una prima edizione di 4.000 copie, di cui 500 da spedire in saggio agli insegnanti, e per un compenso all’autrice di lire 2.000, divise in tre rate, alla consegna di ciascun originale. Inoltre, l’editore stabilisce di corrispondere la percentuale del 7% su tutte le copie che venderà, da liquidare ogni anno nel mese di febbraio. L’autrice, a sua volta, si impegna a correggere e «rifondere» l'opera Storia della letteratura italiana, già edita, e per essa le verrà corrisposto un compenso al 10%, di cui l’editore anticiperà lire 1.000 in tre rate (Nota 32).
La lunga durata e la fortuna di questo testo scolastico sono attestate dalla presenza di un nuovo contratto, datato 3 gennaio 1920, in cui Bemporad si impegna a versare all’autrice 2.340 lire per ogni edizione di 3.000 copie di ciascun volume della Storia della letteratura italiana per le Scuole normali, di cui 1.200 alla firma del contratto, 1.940 all’atto della consegna, 2.340 per ogni ristampa. Sulle copie vendute oltre le 3.000, le sarà corrisposta la somma di lire 780. Altri contratti vengono sottoscritti nel 1924 e nel 1926.
Che Emma Boghen sia anche una propositiva consulente editoriale si evidenzia dai progetti che sottopone all’editore. A proposito di un progetto di Epica per le scuole, intitolato Disegno per un testo di Lettere ad uso delle Scuole Normali, scrive:

il libro corrisponde in tutto ai programmi dell’Istituto Magistrale Superiore, in parte ai programmi dell'Ist. Tecnico Inferiore. Offre riunita una materia che altrimenti si dovrebbe ricercare in molti libri separati. Dà aiuto all’insegnante e a gli scolari per i quadri storici in cui il Ministero raccomanda di inquadrare ogni autore e ogni opera (Nota 33).

Un’altra proposta è quella per un libro di testo su Socrate, così suddiviso: I Quadro storico, II Platone: Apologia di Socrate, III Dialoghi platonici e qualche pagina dai Detti Memorabili di Socrate di Senofonte, IV Socrate nella critica e nell’arte. Anche a questa proposta aggiunge motivazioni precise:

Tra le letture indicate nel punto a del programma governativo in quasi tutti gli istituti Magistrali Superiori furono scelte L’apologia di Socrate e il Critone perché offrono modo di far conoscere l’antica Grecia in due delle sue personalità più grandi, Socrate e Platone, e perché giovano all’indirizzo speciale magistrale. Se il libro potesse essere pronto per il marzo potrebbe in molte scuole essere accolto quest’anno stesso.

Ma la vera novità, per questa autrice così prolifica nell’editoria scolastica primo novecentesca, è l’operazione di coordinamento editoriale che compie rispetto alla stesura della sua più volte ristampata Antologia italiana. L'antologia risulta composta, oltre ai volumi dell’autrice, da 49 volumetti in sedicesimo e in brossura, curati da 19 insegnanti di Lettere di Scuole normali (tutte donne, tranne un solo autore, Rosolino Guastalla, già collaboratore della casa editrice Bemporad) dedicati ad autori e correnti della letteratura italiana dalle origini all’Ottocento.
Gli autori appaiono in “subappalto”, cioè vengono pagati dall’editore, tramite la curatrice, per il numero delle pagine prodotte, mentre alla sola Boghen è destinata una percentuale annuale sulle vendite. Boghen conserva la cessione dei diritti d’autore per ogni volume della collezione Antologia della letteratura italiana, rilasciata dalla prefettura di Firenze, e tutte le ricevute delle somme percepite dai singoli autori (Nota 34). Per la supervisione al progetto e la revisione di alcuni volumetti ha già percepito 200 lire, e l’editore rimanda i conteggi restanti all’anno venturo (Nota 35).

 


La figura di Emma Boghen Conigliani dimostra quanto sia coinvolto il contesto ebraico italiano in questa storia di emancipazione femminile attraverso le professioni intellettuali e dell’insegnamento. Fra le prime, le donne provenienti da famiglie ebraiche, dove l’analfabetismo è quasi inesistente (5,8% a fronte del 64,5% degli italiani) diventano docenti e autrici di libri scolastici, proprio perché, come ha notato Monica Miniati, vi è una profonda continuità fra la tradizione ebraica e «la scelta di operare all’interno di quelle associazioni e organizzazioni che si proponevano di educare la donna all’autonomia e di dotarla degli strumenti necessari per elevarsi moralmente, materialmente e intellettualmente» (Nota 36), agendo secondo la zedaqà, il principio di giustizia sociale, che le porta ad aprire giardini d’infanzia, scuole e associazioni emancipazioniste, spesso a fianco delle donne gentili. Un esempio ne è Isa Boghen Cavalieri, sorella di Emma Boghen Conigliani, che presiede il Comitato di propaganda pel miglioramento delle condizioni della donna, formatosi nel 1890 a Bologna e promuove attivamente l’istituzione, assumendone poi la direzione, della Scuola provinciale femminile di arte e mestieri, aperta a Bologna nel 1895 (Nota 37).
Anche Ada Borsi, una delle collaboratrici di Emma Boghen Conigliani (il volumetto Cronache e volgarizzamenti del sec. XIV, VI volume della Antologia della letteratura italiana curata da Boghen Conigliani, esce nel 1906 al prezzo di Cent. 50) è insegnante della Scuola normale Laura Bassi. Borsi partecipa, con una sua poesia, all’uscita del numero unico Cor Unum, A beneficio dell’Asilo Nazionale Gratuito per le figlie povere dei Condannati, autorizzato dal pretore di Bologna e uscito il 17 gennaio 1909 (Nota 38).
Tra i collaboratori troviamo importanti nomi del mondo letterario coevo, riuniti per uno scopo benefico: Silvia Albertoni Tagliavini, Grazia Pierantoni Mancini, Annetta Ceccoli Boneschi, Ida Baccini, Sofia Bisi Albini, Emma Boghen Conigliani, Ada Borsi, Giulia Cavallari Cantalamessa, Alessandro D'Ancona, D'Arcais, Giovanni Federzoni, Lino Ferriani, Antonio Fogazzaro, Ida e Teresa Folli, Maria Majocchi Plattis (Jolanda), Giovanni Marradi, Guido Mazzoni, Giovanni Pascoli, Cesira Pozzolini Siciliani, Rajna, Torraca, Vacaresco. Tra gli inediti, testi di Carducci, Augusto Conti, Giannina Milli e Caterina Franceschi Ferrucci.
I compilatori, nella seconda pagina, ringraziano «tutti i gentili che concorsero con noi a formare questo numero Unico». Le insegnanti ebree entrano nel mercato editoriale come autrici, coordinatrici di collane e a volte editrici in proprio e attiviste.
Molta strada è fatta, molta resta ancora da fare. Come per le cattoliche, per le donne ebree quella della cittadinanza è una doppia conquista, giuridica e culturale, ma istruzione e imprenditorialità femminile cominciano ad essere una realtà tangibile, che in modo rilevante, anche dall’ambito ebraico, muove le lente vicende italiane.

 

NOTE:

Nota 1 E. Moers, Denaro, lavoro e piccole donne: il realismo femminile, in Ead., Grandi scrittrici, grandi letterate, Edizioni di Comunità, Milano 1979, pp. 111-354. Le citazioni riportate sono a p. 113 e p. 119. Torna al testo

Nota 2 C. Invernizio, Le operaie italiane, in La donna italiana descritta da scrittrici italiane in una serie di conferenze tenute all'Esposizione Beatrice in Firenze, Civelli, Firenze 1890, pp. 187-201. Torna al testo

Nota 3 Ivi, p. 188. Torna al testo

Nota 4 Ivi, p. 201. Sull’Esposizione Beatrice, fortemente voluta da intellettuali donne, prime fra tutti Felicita Pozzoli e Carlotta Ferrari, rimando al mio saggio Microstorie magistrali: Emma Tettoni fra carduccianesimo e reti emancipative in «Ricerche di Pedagogia e Didattica, Journal of Theories and Research in Education», vol. 10, n. 3 (2015). Torna al testo

Nota 5 Ivi, p. 196. Torna al testo

Nota 6 S. Soldani, Prima della repubblica. Le italiane e l'avventura della cittadinanza, in N. M. Filippini, A. Scattigno, Una democrazia incompiuta. Donne e politica in Italia dall’Ottocento ai nostri giorni, FrancoAngeli, Milano 2007, pp. 41-90, le citazioni sono a p. 48. Torna al testo

Nota 7 Ivi, pp. 320-323. Torna al testo

Nota 8 Una legge del 19 luglio 1862 vietava il cumulo degli impieghi retribuiti, delle pensioni ed altri assegnamenti a carico dello Stato, o di pubbliche amministrazioni. Torna al testo

Nota 9 Archivio Storico della Provincia di Bologna, Serie archivistica Scuola normale maschile provinciale, b. 3 “Personale insegnante”, fascicolo 1867/1868. Torna al testo

Nota 10 Maestre (e maestri) d’Italia: i 150 anni del Liceo Laura Bassi: quaderno della mostra, Bologna, Istituto Storico Parri Emilia-Romagna, 10 maggio-10 giugno 2011, a cura di M. G. Bertani e P. Franceschini, BraDypUS, Bologna 2011, p. 27. Torna al testo

Nota 11 Casa Carducci, Bologna, Archivio dei Corrispondenti, Lettera di Emma Tettoni a Carducci, 20 agosto 1881. Epistolari, Cart. CIX, fasc. 68 (n. 31.095). Torna al testo

Nota 12 Casa Carducci, Bologna, Archivio dei Corrispondenti, Lettera di Emma Tettoni a Carducci. Epistolari, Cart. CIX, fasc. 68 (n. 31.109). Torna al testo

Nota 13 C. I. Salviati, Paggi e Bemporad, editori per la scuola, Franco Angeli, Milano 2007, p. 157. Torna al testo

Nota 14 A. Chemello, «Libri di lettura» per le donne. L’etica del lavoro nella letteratura di fine Ottocento, Edizioni dell'Orso, Alessandria 1995, pp. 40-72 sulla letteratura selfelpistica italiana, e in particolare «Libri di lettura» per le «Buone Fanciulle» e le «Giovani Operaie», pp. 73-110. Torna al testo

Nota 15 A. Chemello, «Libri di lettura» per le donne, cit. p. 75 e seguenti. Torna al testo

Nota 16 J. Austen, L’abbazia di Northanger, trad. Silvia Forini, Rusconi Libri, Rimini 2008, pp. 21-22. Torna al testo

Nota 17 Onorata Grossi Mercanti (Livorno 1853-1922) fu maestra elementare, ma soprattutto scrittrice di importanti antologie, quali Come si è fatta l’Italia. Storia del risorgimento italiano narrata ai fanciulli (Firenze 1890); Brevi racconti di storia patria, dalla fondazione di Roma alla scoperta dell’America (Firenze 1891); Dice il proverbio (Firenze 1893) ed altri testi scolastici per la scuola elementare. Presso il Fondo Bemporad dell’Archivio Storico Giunti Editore, a Firenze, è presente un fascicolo a lei dedicato (3 giugno 1889 – 3 ottobre 1927). Esiste inoltre un carteggio di 34 lettere di argomento più personale e familiare, scambiate con Emilia Peruzzi, animatrice di un importante salotto fiorentino, tra il 1870 e il 1890, cfr. A. Contini, A. Scattigno, Carte di donne: per un censimento regionale della scrittura delle donne dal 16. al 20. secolo: atti della Giornata di studio, Firenze, Archivio di stato, 5 marzo 2001, Edizioni di storia e letteratura, Roma 2005. Torna al testo

Nota 18 I. Baccini in «Cordelia: rivista quindicinale per signorine», Cappelli, Rocca San Casciano, p. 326. Torna al testo

Nota 19 Archivio Storico Giunti, fascicolo Onorata Grossi Mercanti. Torna al testo

Nota 20 «Cordelia», cit., p. 326. Torna al testo

Nota 21 Sull’Istituzione del Premio Giannina Milli, vedi anche: Istituzione Milli di Firenze, Progetto di statuto per la instituzione Milli diretta ad onorare e promuovere gl’ingegni del sesso femminile in Italia, Stamperia sulle logge del grano, Firenze 1865; Istituzione Milli, Firenze, Rendiconto finale dell’amministrazione tenuta dal Comitato promotore di questa Istituzione, dall’anno 1864 a tutto aprile 1873, cioè fino al momento di consegnare la rappresentanza al municipio di Firenze ... / Istituzione Milli, 1873; Consiglio comunale di Firenze, Deliberazione del Consiglio comunale di Firenze pel conferimento del premio alla signorina Ada Negri, Tip. Galletti e Cocci, Firenze 1893. Torna al testo

Nota 22 «Cordelia», cit. Torna al testo

Nota 23 Giulio Giannelli (1889-1980), docente universitario di storia greca e romana, fu fra i redattori dell'Enciclopedia italiana, Direttore della Scuola normale superiore di Pisa dal 1959 al 1964 e saggista. Torna al testo

Nota 24 Tommasina Guidi, alias Cristina Guidicini (Bologna, 1835-1903) visse a Firenze e a Bologna, dove fu allieva di Salvatore Muzzi. Fra le sue opere, la novella Memorie di una zia, Un’amicizia di educandato, presso l'ufficio del Giornale delle donne, Torino 1881. Torna al testo

Nota 25 Casa Carducci, Bologna, Archivio dei corrispondenti, Tommasina Guidi, Carteggio LXIII, 45. Torna al testo

Nota 26 Felicita Pozzoli (Milano, 11 dicembre 1838-26 gennaio 1916) fu insegnante, scrittrice, pedagogista. Insegnò presso la Scuola Normale femminile di Milano e di Brescia. I suoi primi dialoghi per bambini, I Chiacchierini, che inviò in saggio a Alessandro Manzoni, furono pubblicati su «Il Tesoro delle famiglie». Collaborò a numerose riviste, con poesie, articoli e brevi racconti. Nei primi anni Settanta diresse il «Giornale delle fanciulle», su cui scrissero, fra gli altri, Caterina Percoto e Felicita Morandi. A partire dal 1878 diresse il periodico educativo «L'infanzia», pubblicato da Giacomo Agnelli. Molto attiva come teorica dell’educazione femminile, tenne conferenze presso la Lega milanese di pubblico insegnamento, tra cui Sullo stato attuale della donna in Italia. Considerazioni e studj, in Annali universali di statistica economia pubblica, legislazione, storia viaggi e commercio e degli studi morali e didattici (4, vol. 48, 1871:1 ott., Fascicolo 142). La pedagogista milanese mette al primo posto per la donna l’educazione dei figli come contributo alla formazione del cittadino e sostiene il primato, per le fanciulle, dell’educazione sull’istruzione. Cfr I. Mattioni, scheda ad vocem in G. Chiosso, R. Sani, Dizionario Biografico dell’Educazione,Editrice Bibliografica Milano e R. Farina, Dizionario biografico delle donne lombarde, 568-1968, Baldini & Castoldi, Milano 1995. Assieme a Giuseppe Banfi (1812-1877) la Pozzoli, compilò un’importante Antologia di prosa e poesia per le giovanette riordinata ed accresciuta secondo i Programmi governativi, ad uso delle Scuole Ginnasiali, Normali e Tecniche, Giacomo Agnelli, Milano 1890. Torna al testo

Nota 27 Casa Carducci, Bologna, Archivio dei Corrispondenti, lettera n. 26.225. Torna al testo

Nota 28 A. Ascenzi, Tra educazione etico-civile e costruzione dell'identità nazionale: l'insegnamento della storia nelle scuole italiane dell'Ottocento, V&P università, Milano 2004, pp. 123-213, la citazione è a p. 152. Torna al testo

Nota 29 Archivio Contemporaneo Alessandro Bonsanti del Gabinetto Scientifico G. P. Vieusseux, Firenze, Fondo Boghen Conigliani, b. 5, decreto ministeriale del 19 settembre 1906. Torna al testo

Nota 30 Emma Boghen Conigliani (Venezia, 1866-Roma, 1956) diplomata a pieni voti presso il Regio istituto superiore di Magistero a Firenze e allieva di Enrico Nencioni, fu scrittrice, critica letteraria, insegnante di Lettere in numerose Scuole normali femminili (Ascoli Piceno, Parma, Napoli, Brescia, Udine, Cagliari, Firenze). Socia corrispondente della Regia deputazione di storia patria delle Marche, fu nelle commissioni giudicatrici dei concorsi a cattedra per docenti di lettere e pedagogia e per direttori didattici. Fu una delle più attive autrici Bemporad, editore per cui curò una fortunata serie di volumi di Storia della letteratura e Antologia della letteratura italiana, più volte ristampate. Torna al testo

Nota 31 Archivio Storico Giunti, fascicolo Emma Boghen Conigliani, b. 2. La corrispondenza non è inventariata. Torna al testo

Nota 32 Ivi. Torna al testo

Nota 33 Ivi. Torna al testo

Nota 34 Fra i biglietti conservati presso l’Archivio Storico Giunti, quello di Eugenia Dal Bo che, per il suo Goldoni e Poeti patriottici del sec. XIX, accetta le condizioni dell’editore di lire 30 a foglio di stampa di 16 pagine; la ricevuta di Chiarina Comitti, datata Ravenna 1° febbraio 1908, in cui dichiara di aver ricevuto la somma di lire 268,25 e si dichiara saldata per la cessione perpetua e assoluta di ogni diritto di proprietà letteraria sui due volumetti XV e XVIII dell’Antologia per le Scuole normali Poesia. Moralisti e critici e Opere minori del Tasso; Paolina Tacchi che dichiara di aver ricevuto lire 135 per il volume Francesco Guicciardini e gli storici minori. Torna al testo

Nota 35 Archivio Storico Giunti, Firenze, Fondo Boghen Conigliani, b. 2, minuta della lettera contabile dell'editore Roberto Bemporad al 4 novembre 1909 indicante i saldi ad Emma Boghen, Direttrice della Scuola Normale Femminile di Cagliari, per revisione dei seguenti volumi: n. 23 Lirici e poeti del Seicento, sig.ra Paolina Tacchi, L. 50.00; n. 36 Poesia patriottica del secolo XIX, sig.ra Eugenia dal Bo, L. 50.00; n. 37 Critica e politica nel Risorgimento, sig.ra Laura Romagnoli Zanardi, L. 50.00; n. 38 Massimo D’Azeglio, sig.ra Emma Leffi Foa, L. 50.00. Torna al testo

Nota 36 M. Miniati, Le “emancipate”. Le donne ebree in Italia nel XIX e XX secolo, Viella, Roma 2008, pp. 151-152. Torna al testo

Nota 37 B. Dalla Casa, Mutualismo operaio e istruzione professionale femminile a Bologna. L'Istituto “Regina Margherita”. Società anonima cooperativa, (1895-1903), in «Bollettino del Museo del Risorgimento», XXIX-XXX, 1984-1985, pp. 23-78; Ead., Associazionismo borghese ed emancipazione femminile a Bologna: il Comitato di propaganda per il miglioramento delle condizioni della donna, in «Bollettino del Museo del Risorgimento», XXXII-XXXIII, pp. 145-165. Torna al testo

Nota 38 Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna. Il fondo Ada Borsi è inserito nella busta 166 del Fondo Umberto Borsi, ed è composto da 2 Cartelle numerate, 155/1 – 166/2. La prima comprende gli scritti di Ada Borsi (manoscritti) dal 1890 al 1908 circa. Inventario a cura di Maria Grazia Bollini. Torna al testo

 

Questo contributo si cita: L. Magazzeni, Lavoro e denaro nella corrispondenza privata di donne insegnanti di fine Ottocento, in «Percorsi Storici», 4 (2016) [www.percorsistorici.it]

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