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Tito Menzani, Un senso ad ogni momento. La storia e il presente di Villa Giulia, Edit, Faenza 2016

(Matteo Troilo)

Nel linguaggio comune capita ancora spesso di chiamare le case di riposo «ricoveri» o addirittura «ospizi». Ma si tratta di termini desueti, che rimandano a un passato non troppo lontano in cui gli anziani che finivano in questi istituti erano quelli soli o abbandonati dalle famiglie. E lì vivevano quasi come dei reclusi, separati da un mondo dal quale venivano celati, come se rappresentassero una vergogna. E più che case di riposo, tali strutture apparivano delle «case della noia», con le giornate che passavano lente e tutte uguali.
Oggi la situazione è diversa, perché alcune realtà all’avanguardia hanno sviluppato un modus operandi molto differente da quelli di qualche decennio fa. Ce lo racconta Tito Menzani – docente a contratto di storia economica e storia dell’impresa all’Università di Bologna – in un libro che, come dice il titolo, si concentra sulla storia e sul presente di Villa Giulia.
Villa Giulia è una struttura per la terza età in una località del primo Appennino bolognese denominata Pianoro Vecchio. Qui sorse come casa di cura nel 1968, con il nome di Villa Claudia, ma ben presto, a causa degli scarsi introiti, passò a una nuova proprietà, che cambiò il nome in Villa Giulia e la trasformò in casa di riposo specializzata in pazienti affetti da disturbi psichici. Nel 1986, Villa Giulia ha vissuto una nuova svolta, perché è stata rilevata dalla famiglia Capelli e ha dismesso le vesti di centro dedicato al disagio psichico, per trasformarsi in una struttura per la terza età.
In trent’anni di attività, la famiglia Capelli ha investito idee e risorse economiche in questa realtà, rendendola praticamente un unicum a livello nazionale. Villa Giulia, infatti, ha maturato la scelta di internalizzare i servizi, per cui gli ospiti trovano dentro la struttura la parrucchiera, il fisioterapista, gli infermieri e i medici; nel contempo, hanno l’imbarazzo della scelta su cosa fare durante la giornata, perché Villa Giulia offre numerose attività ricreative, laboratoriali, culturali, ecc. Il modello al quale si sono ispirati i Capelli è quello del villaggio turistico, che offre ai clienti pacchetti di servizi in loco, a vantaggio della comodità.
Il volume qui recensito, quindi, ci fa capire come sia possibile innovare le strutture per la terza età, così come hanno fatto i Capelli nel corso della loro gestione di Villa Giulia. Documenti d’archivio alla mano, Menzani ha ricostruito tutte le vicende storiche che hanno segnato l’evoluzione di questa realtà, così da capire i tempi e i modi che hanno scandito la progressiva articolazione dell’attività socio-assistenziale, che si è via via ampliata e arricchita.
L’autore sottolinea anche il dato generazionale, poiché la figura di riferimento della struttura è stata a lungo Filomena Salieri – per tutti «la signora Mina» – insieme al marito Mauro Capelli. Dopodiché l’onere e l’onore della gestione sono passati ai figli Ivonne e Marco Capelli, che a loro volta stanno avvicinando all’attività i propri figli, nell’ipotesi che un domani siano loro a prendere in mano Villa Giulia.
Varie fotografie storiche – alcune davvero belle – o recenti impreziosiscono un libro elegante e ben curato, che si impone all’attenzione degli storici per un tema in parte eccentrico rispetto alla storiografia tradizionale, ma tutt’altro che trascurabile. Ricordiamo, infatti, che la popolazione anziana rappresenta a livello demografico una componente molto ampia della società, e varie famiglie devono sempre più spesso fare i conti con i problemi di autosufficienza dei genitori o di qualche vecchio zio o prozio. Ecco perché il settore dell’assistenza e dei servizi alla terza età è meritevole di indagine anche da parte degli storici.

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