Tito Menzani, Custodire il futuro. L'impegno della Fondazione Memorie Cooperative - Livorno, 30 novembre 2012
Tito Menzani
Custodire il futuro. L'impegno della Fondazione Memorie Cooperative - Livorno, 30 novembre 2012
Il 2012 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite «anno internazionale della cooperazione». Di conseguenza anche in Italia numerosi appuntamenti convegnistici, seminariali e culturali in genere sono stati dedicati all’impresa autogestita. Uno dei più importanti e forse meglio riusciti, tra quelli che prendevano in considerazione anche o soprattutto la prospettiva storica, è stato il convegno di Ribolla, nel Grossetano, organizzato lo scorso 26 ottobre dalla Fondazione Memorie Cooperative. Il successo in termini di partecipanti, circa 200 i presenti oltre a tutti coloro che hanno seguito l’evento in streaming via internet, ha suggerito di continuare alcune delle riflessioni in un nuovo appuntamento culturale.
E così, il 30 novembre, a Livorno, presso la propria sede decentrata in via Aurelio Lampredi 45, la Fondazione Memorie Cooperative ha organizzato una mezza giornata di studi, intitolata Custodire il futuro. L’impegno della Fondazione Memorie Cooperative. Anche in questo caso, il successo in termini di pubblico – fisicamente presente o che seguiva in diretta dal sito web – è stato comunque importante, a confermare un interesse degli studiosi e della cittadinanza per questo genere di temi e di eventi.
In particolare, erano presenti diversi soci di Unicoop Tirreno, una delle nove grandi cooperative di consumo italiane che condividono il marchio Coop. Essa opera nella Toscana marittima, dove ha uno storico radicamento nelle province di Livorno e Grosseto, ma anche nel Lazio, in Campania e in parte dell’Umbria. Alcuni anni fa, ha inaugurato il proprio Archivio storico proprio nella cittadina di Ribolla, nella palazzina che fu centro direzionale della Montecatini.
Questo luogo non è rimasto confinato alla semplice conservazione di un patrimonio documentale, ma è presto divenuto un centro per ricerche scientifiche, attività didattiche e formative, eventi culturali pubblici rivolti alla cittadinanza. Per gestire questa crescente mole di impegni è stato prima creato un blog (www.memoriecooperative.it) e poi, nel 2011, è nata la Fondazione Memorie Cooperative. Tra i primi obiettivi concreti che si è posto questo soggetto c’è la realizzazione di una rivista on line, che divenga un luogo di dibattito e di confronto fra tutti coloro che si interessano di cooperazione e di consumo, ma anche di economia sociale e società civile in genere.
Di fatto, quindi, l’iniziativa del 30 novembre ha voluto presentare alla comunità livornese e, in senso più ampio, al mondo accademico questo impegno, e di conseguenza ragionare – in chiave archivistica, storica e culturale – sul significato del patrimonio documentale aziendale e sul ruolo attivo che la memoria può avere.
Enrico Mannari, direttore scientifico della Fondazione Memorie Cooperative, ha aperto i lavori ricordando il grande sforzo che questa neonata istituzione sta facendo per valorizzare un heritage e, in senso più concreto, per fare cultura e attività di ricerca scientifica. Quindi, è stato presentato il progetto culturale della Fondazione Memorie Cooperative, con gli interventi del già citato Enrico Mannari, di Antonella Ghisaura, responsabile dell’archivio, e Marco Gualersi uno dei più attivi collaboratori della Fondazione. In particolare, è stato illustrato il grande lavoro di riordino e sistemazione archivistica impostato tre anni fa attorno ai tanti materiali delle storiche cooperative di consumo che poi hanno unito le proprie esperienze e dato luogo a Unicoop Tirreno. Si tratta di un archivio particolarmente ampio, il cui inventario – oltre che le scansioni dei documenti più importanti – è oggi disponibile gratuitamente on line all’indirizzo http://archivioweb.memoriecooperative.it/AriannaWeb/main.htm. Il medesimo inventario, corredato da una serie di saggi di commento, è stato pubblicato nel libro Custodire il futuro. L’archivio storico di Unicoop Tirreno, curato da i tre studiosi testé citati, e uscito all’inizio di ottobre 2012 per la milanese Mind Edizioni.
Dall’illustrazione del progetto, sono emersi alcuni elementi cruciali. Innanzi tutto gli archivi d’impresa rappresentano un patrimonio non solo delle imprese stesse, ma anche di carattere pubblico, perché rimandano a quel concetto di responsabilità sociale che di recente sta trovando grande riscontro. Anche per questo, il lavoro fatto dalla Fondazione Memorie Cooperative deve essere considerato costantemente in progress, sia perché nuova documentazione su queste esperienze continua ad emergere dai territori livornese, grossetano, laziale, campano, ecc., sia perché l’archivio corrente continuerà a versare a quello storico, sia perché, infine, il progetto portato avanti con convinzione e determinazione dalla Fondazione può rappresentare un modello per altre realtà cooperative, e dunque ampliarsi ad altri soggetti interessati a condividere e valorizzare il proprio percorso sociale ed imprenditoriale. Non a caso era presente una dirigente di Unicoop Firenze, tra le più grandi cooperative di consumo europee, che è interessata ad avviare un progetto analogo.
Di fatto, quindi, sono stati lanciati ulteriori semi perché il rapporto tra patrimonio archivistico e sviluppo culturale e, con esso, imprenditoriale e socio-territoriale divenga una delle direttrici principali lungo la quale la memoria, l’identità e le radici debbano trovare spazio per una maturazione convincente. Il tutto, naturalmente, non deve intendersi come un patrimonio “esclusivo”, ma anzi – proprio perché il tema dell’apertura e della condivisione sono nel dna della cooperazione – “inclusivo”, per estendere valori e scelte etiche dalla base sociale delle imprese cooperative al resto della comunità.
La discussione intorno a questa dimensione archivistica e al progetto scientifico ad essa correlato è proseguita attraverso ulteriori interventi, che si sono focalizzati principalmente sul rapporto tra movimento cooperativo italiano e impegno culturale, ma anche sui bisogni che un territorio, una comunità, e una rete di persone hanno in termini di memoria e spessore storico. Ha preso la parola Vera Zamagni, docente di storia economica dell’Università di Bologna e tra le principali studiose di impresa cooperativa a livello internazionale, che ha messo in evidenza il grande radicamento sul territorio di Unicoop Tirreno.
Si tratta in effetti di un tratto distintivo tutt’altro che banale, perché è indice del suo essere un prodotto “dal basso”, fortemente innervato nel tessuto sociale. L’altro elemento sottolineato da Vera Zamagni è l’orgoglio delle origini, che fa sì che Unicoop Tirreno voglia valorizzare la propria storia e rivendicare un percorso di maturazione e sviluppo, come del resto questo progetto culturale dimostra. L’intervento è terminato con una riflessione articolata su tre punti: la cooperazione è solida, a dispetto di tutti i detrattori interni ed esterni, e c’è tanta gente al mondo che crede in quest’idea; la cooperativa è un’impresa con un proprio modo di essere, e quindi deve sforzarsi per valorizzare una sua natura peculiare e una sostanziale “diversità distintiva”; la cooperazione ha bisogno di cultura, perché non può esistere un grande soggetto socio-economico che non investa su questo versante.
A seguire, è intervenuto Luca Toschi, docente di sociologia presso il Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Firenze. Innanzi tutto ha fatto notare come la crisi attuale stia inducendo solo labilmente a mettere in discussione la cause stesse di questo momento di difficoltà e del rischio di un lento declino. E come essa abbia provocato anche una crisi della partecipazione, di cui il movimento cooperativo, al contrario, si deve nutrire. Le nuove tecnologie, se adeguatamente impiegate, possono essere utilizzate per recuperare su questo fronte. Quindi – ha spiegato Toschi – il movimento cooperativo deve ripensare il modo di comunicare internamente ed esternamente, per rinnovarsi e costruire una memoria condivisa e non decontestualizzata.
In coda, Gianluca Torrini, altro collaboratore della Fondazione e docente di strategia della comunicazione all’Università di Firenze, ha illustrato la nuova struttura del sito www.memoriecooperative.it. Del resto, oggi ancor più di ieri, i linguaggi del web possono consentire di meglio raggiungere alcuni dei grandi obiettivi che il movimento vuole porsi per fare della cultura uno snodo cruciale della propria mission, perché questa non sia ancillare all’attività imprenditoriale, ma in stretta correlazione con essa. Dopo un dibattito conclusivo molto partecipato dal pubblico, e l’elenco dei prossimi appuntamenti ricordato da Enrico Mannari, i lavori si sono chiusi.