Abstract - Emanuela Miniati, Antifascisti liguri in Francia. Caratteristiche e percorsi del fuoriuscitismo regionale

La migrazione antifascista ligure tra le due guerre seguì percorsi antichi e nuovi, lungo tradizionali mobilità regionali e direttrici prettamente politiche, legate a identità popolari del territorio.
All’inizio degli anni Venti il flusso spontaneo di sindacalisti e militanti del biennio rosso seguiva vie già battute dalla comunità. Se tra i pionieri vi fu chi scelse la via delle Americhe, la maggior parte dei liguri optò per la via di fuga più praticabile negli anni dell’europeizzazione dell’emigrazione italiana: la vicina Francia. Il Sud-Est francese accolse antifascisti meno inquadrati e militanti più sfuggenti all’organizzazione partitica, in particolare anarchici. Dalle campagne dell’Imperiese si ricalcavano mobilità di prossimità verso il Nizzardo, dove giungevano anche contadini della Lunigiana mescolati ai flussi toscani.
Con la promulgazione delle leggi fascistissime, anche in Liguria si determinò un flusso politico organizzato dai partiti. Quadri sperimentati e militanti inquadrati nei partiti marxisti delle città operaie della Grande Genova e del Savonese erano inviati in zone politicamente strategiche, come Parigi o nelle regioni ad alta concentrazione italiana e ligure, Marsigliese, Var, Costa Azzurra.
Queste dinamiche varie determinarono differenti modalità di installazione, che si delinearono soprattutto negli anni Trenta, quando la mutata congiuntura italo-francese aprì la strada ai ricongiungimenti familiari. Nel Sud-Est i liguri si inserivano in una colonia immigrata antica, caratterizzata da un comunitarismo localistico e nostalgico. Qui la propaganda patriottica del regime all’estero aveva una certa influenza sui connazionali, assieme ad una politica locale tradizionalmente conservatrice e xenofoba. Tutto ciò incise sui comportamenti degli immigrati, spinti a mantenersi poco visibili e ad assimilarsi rapidamente. È in questa regione che molti liguri si impianteranno in maniera definitiva e l’antifascismo immigrato finirà per confondersi nella memoria della resistenza francese.
Nelle regioni di nuova immigrazione ligure come Parigi, gli esuli si mescolavano e disperdevano in altre reti regionali preesistenti e strutture antifasciste europee, acquisendo un’identità politica internazionalista ed una comunitaria nazionale, fondata sull’appartenenza antifascista, mentre in privato rimanevano forti i legami con il paese d’origine. È da questi centri che si determinerà all’alba della guerra un’emigrazione politica di ritorno, che getterà le basi della resistenza organizzata in tutta la Liguria.

 

Parole chiave: antifascismo, fuoriuscitismo, partiti politici, Liguria, anni Venti e Trenta

 

Profilo

Emanuela Miniati ha conseguito la Laurea specialistica in Strumenti e metodi della ricerca storica presso l’Università degli Studi di Genova ed è dottoranda all’Università di Genova e all’Università Paris X Nanterre con un progetto di ricerca relativo all’emigrazione politica italiana in Francia tra le due guerre mondiali. Si occupa di antifascismo, migrazioni e scritture popolari ed è collaboratrice dell’Archivio Ligure della Scrittura Popolare. Fra le sue pubblicazioni: Lettere dall’esilio. Famiglie antifasciste in Francia durante il regime, in F. Caffarena, L. Martinez, (a cura di) Scritture migranti. Uno sguardo italo-spagnolo, FrancoAngeli, Milano 2012; L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46), in «Quaderni Savonesi», 19 (2010); La rottura dei legami familiari nelle lettere dei fuorusciti, in «Storia e Problemi Contemporanei», 52 (2009).

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