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Il contributo ripercorre le tappe della pratica delle schedature di polizia in Italia dalla sua introduzione negli anni Ottanta dell’Ottocento, passando per la creazione di uno schedario dei cosiddetti “sovversivi” presso la Direzione generale della Pubblica sicurezza nel 1894 e per la trasformazione dello schedario in Casellario politico centrale durante il fascismo, fino a giungere al secondo dopoguerra. La pratica delle schedature, nata con l’obiettivo di centralizzare, uniformare e rafforzare l’attività di controllo delle opposizioni, assunse un ruolo di primo piano durante la dittatura fascista, quando crebbero notevolmente le strutture dell’apparato informativo e repressivo che si occupavano di sorvegliare e punire gli oppositori reali e presunti. Dopo la caduta del fascismo e la fine del secondo conflitto mondiale, il Casellario politico e molte delle pratiche di raccolta informazioni restarono in vigore fino al 1987, complici la mancata epurazione degli apparati polizieschi e l’influsso della divisione in blocchi del mondo durante la guerra fredda.


Parole chiave: 1894-1987; Casellario politico centrale; polizia; Ovra; sovversivi

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