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Eloisa Betti, Elisa Giovannetti
L'Udi e il lavoro delle donne a Bologna tra il secondo dopoguerra e gli anni Sessanta
Nella primavera del 2012 l’Unione Donne in Italia, Udi, sede di Bologna ha promosso una serie di iniziative sul tema del lavoro, tra cui una mostra retrospettiva di fotografie. L’allestimento UDI e il lavoro delle donne a Bologna tra il secondo dopoguerra e gli anni Sessanta,a cura di Eloisa Betti ed Elisa Giovannetti,è stato realizzato a partire da una selezione di immagini della mostra Una...tante, organizzata dal Gruppo Archivio Udi di Bologna nel 1992. Quest’ultima era stata realizzata a chiusura del primo intervento di ordinamento e inventariazione dell’archivio documentale dell’Udi di Bologna, che interessò anche il patrimonio fotografico e per il quale venne elaborato e redatto un elenco di consistenza.
Il fondo fotografico dell’archivio dell’Udi di Bologna è costituito da documentazione fotografica che testimonia l’attività dell’associazione provinciale, dal 1944 a oggi, e quella del suo comitato regionale, dal 1957 fino a che ebbe sede a Bologna, nel 1974. Il fondo è composto per la sua quasi totalità da positivi fotografici prodotti e conservati dall’associazione per finalità e usi diversi.
Molte stampe sono frutto della committenza a fotografi bolognesi, che documentavano l’attività dell’Udi a Bologna e provincia. Tra i nomi dei fotografi che hanno lavorato per l’Udi di Bologna spiccano Enrico Pasquali, Foto Poggi, Foto Gnani.
Nel fondo di positivi conservati nell’archivio di Udi di Bologna si trovano anche stampe fotografiche di repertorio, usate per promuovere la comunicazione politica alle militanti: in molti casi, infatti, le stampe fotografiche venivano impiegate per la realizzazione di vere e proprie mostre di carattere propagandistico, allestite all’interno degli stand dell’Udi nelle manifestazioni del primo maggio, in quelle dell’8 marzo e, a partire dagli anni Sessanta soprattutto, nelle Feste dell’Unità.
Esistono infine alcune serie di fotografie che documentano la vita politica delle dirigenti e delle associate o le iniziative promosse nei quartieri cittadini e sul territorio provinciale. Si tratta di immagini amatoriali, preziosi scatti di vita associativa che costituiscono senza dubbio anche il nucleo più “antico” del fondo.
La selezione delle immagini che è stata oggetto della mostra del 2012 qui presentata, interessa fotografie relative al periodo compreso tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Sessanta tutte accomunate dal tema del lavoro. Il tema del lavoro ha infatti un’importanza centrale nell’azione dell’Udi sin dalla sua fondazione: è già presente nei documenti elaborati nel 1944 dai Gruppi di Difesa della Donna e dal Comitato di Iniziativa dell’Udi, dalla cui unione all’indomani del conflitto sarebbe stata costituita l’associazione su base nazionale.
Fin dal 1945, l’Udi adotta una concezione del lavoro femminile propositiva di pieni diritti di cittadinanza e imperniata sul diritto al lavoro che diviene l’asse portante della sua visione emancipatoria. Come emerge da alcune fotografie, e in particolare dalla Sfilata di donne a Imola del 1950 (fig. 1), l’8 marzo, in stretta continuità con il primo maggio, rappresenta non solo un momento di festa per le donne dell’Udi, ma anche l’occasione per una rivendicazione del diritto al lavoro tout court e dei diritti nel lavoro. Lo slogan che campeggia nello striscione delle ortofrutticole esemplifica le principali richieste avanzate dalle lavoratrici imolesi e italiane «pace, lavoro, tranquillità e legge sulla maternità» (fig. 1). Dal 1945 e per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta, l’Udi affiancherà le organizzazioni sindacali nel rivendicare migliori condizioni di lavoro e di vita per le donne, in particolare per le tante lavoratrici agricole rappresentate in questa mostra (mondine, braccianti, colone e mezzadre) durante lo svolgimento dei lavori agricoli (fig. 7), in alcuni momenti di riposo dal lavoro e in situazioni conviviali. È il caso della fotografia Festa in onore delle braccianti di Argelato, in presenza del sindaco Giuseppe Dozza (1948), organizzata per festeggiare la scarcerazione delle braccianti arrestate durante le lotte bracciantili.Obiettivi dell’azione politica dell’associazione sono anche la difesa e la tutela del lavoro femminile, la lotta contro le forme discriminatorie, il raggiungimento della parità salariale, l’istituzione di servizi sociali adeguati alle esigenze delle lavoratrici‐madri: in primis asili nido e lavanderie pubbliche rappresentate in alcune fotografie della mostra (fig. 2). Anche la formazione professionale delle donne, in particolare quella delle ragazze, è al centro dell’azione dell’Udi, che fin dall’immediato dopoguerra istituisce laboratori di sartoria per le ragazze disoccupate. Va ricordato che, agli inizi degli anni Cinquanta, le donne nella provincia di Bologna costituivano, eccezionalmente rispetto alla media nazionale, circa il 34% della forza lavoro complessiva ed erano diffuse non solo in agricoltura, l’attività ancora prevalente, ma anche nel terziario e nell’industria. Proprio in quest’ultima, il lavoro femminile appariva una realtà più consistente rispetto al contesto nazionale e regionale; le donne erano presenti in una vasta gamma di settori: oltre a quelli tradizionalmente femminili (come il tessile, l’abbigliamento e l’alimentare), anche in un settore tipicamente maschile come la meccanica. Le fotografie della mostra ripropongono infatti figure di lavoratrici dell’industria ormai scomparse come caramellaie (fig. 6), modiste (confezionatrici di cappelli) (fig. 5), lavoranti a domicilio e sartine, la cui abilità veniva messa in mostra con orgoglio nelle sfilate che si tenevano in occasione della cosiddetta “festa delle caterinette” (fig. 4).
Le fotografie qui esposte hanno un significato e un valore storico-documentale di particolare importanza per la storia delle donne e del lavoro femminile: contribuiscono in modo sostanziale a documentare la molteplicità delle occupazioni femminili tra anni Cinquanta e Sessanta, testimoniando la grande ricchezza e lo straordinario potenziale documentale della fotografia. Nelle immagini di questa mostra è inoltre possibile ravvisare un peculiare sistema di rappresentazione del lavoro femminile ad opera dell’Udi di Bologna, sistema che rimase costante per almeno tutti gli anni Cinquanta e Sessanta: le donne sono sempre rappresentate come una collettività, attraversata da uno spirito di solidarietà, accordo e mutuo sostegno.
Il lavoro sul Fondo fotografico dell’archivio dell’Udi di Bologna non si esaurisce con questa mostra, ma prosegue con l’obiettivo di catalogare e digitalizzare tutto il materiale entro il 2014.
Questo contributo si cita: E. Betti, E. Giovannetti, L'Udi e il lavoro delle donne a Bologna tra il secondo dopoguerra e gli anni Sessanta, in «Percorsi Storici», 1 (2013) [http://www.percorsistorici.it/numeri/numero-1/titolo-e-indice/rubriche/eloisa-betti-elisa-giovannetti-l-udi-e-il-lavoro-delle-donne-a-bologna-tra-il-secondo-dopoguerra-e-gli-anni-sessanta]
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