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Dopo la Seconda guerra mondiale i flussi migratori in uscita dalla Repubblica si attivarono o furono organizzati nel contesto dell’emigrazione assistita su base provinciale o regionale, al contrario di quanto accadeva nell’età liberale in cui le catene migratorie avevano avuto soprattutto una dimensione “paesana”. Allo stesso modo, all’estero, i cittadini italiani formarono associazioni e sodalizi a scopo sportivo, ricreativo, culturale, politico su base regionale o subregionale piuttosto che “nazionale”, anche per evitare possibili critiche da parte dei paesi di immigrazione. Infine, a partire dal biennio “caldo” 1968-69 ed almeno fino ai primi anni Novanta, alcune regioni italiane si sono sostituite alla Repubblica ed ai suoi organi diplomatici come principale interlocutore istituzionale per le comunità all’estero, favorendo l’interazione politica, la partecipazione nelle Consulte regionali dell’emigrazione, il mantenimento dei legami transnazionali, la costruzione di un’identità diasporica, l’estensione dei welfare regionali ai residenti all’estero, la costruzione di una memoria collettiva condivisa capace di coinvolgere emigrati e residenti. Negli anni Settanta le regioni ed i segretariati si sono concentrati sul problema dei rientri degli emigrati, in particolare da Svizzera e Germania; con la fine dei regimi militari in Argentina, Uruguay e Brasile, nel 1983-85, l’attenzione fu posta invece sulle seconde generazioni nate oltreoceano che intendevano acquistare la cittadinanza italiana in base allo ius sanguinis e che furono, in questo periodo, al centro delle relazioni tra le regioni e la diaspora.
L’articolo, parte di una ricerca in corso volta al conseguimento del dottorato di ricerca, indaga tali questioni utilizzando fonti inedite e di “natura nuova”:tra gli altri gli atti delle Conferenze regionali dell’emigrazione del Friuli - Venezia Giulia (1969, 1979, 1985, 1993), il materiale dell’Archivio dell’Associazione giuliani nel mondo di Trieste, i fondi dell’Archivio del Servizio corregionali all’estero della Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia ed il portale web Ammer creato dallo stesso Servizio.

 

Parole chiave: emigrazione italiana dopo il 1945, identità regionale, identità nazionale, associazioni di emigrazione, Regione autonoma Friuli - Venezia Giulia.

 

Profilo

Alessio Marzi è dottorando all’Università di Trieste, dove nel 2002 ha conseguito la laurea in Storia con una tesi sul movimento operaio nel secondo dopoguerra. Tra le attività di formazione e di lavoro svolte, un assegno di ricerca presso l’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli - Venezia Giulia (progetto Interreg sulle economie transfrontaliere) ed una collaborazione con il Comune di Trieste (allestimento della mostra Trieste Anni Cinquanta e compilazione del relativo catalogo). Ha pubblicato articoli sulla rivista «Qualestoria». Si interessa attualmente della storia delle migrazioni e delle pratiche transnazionali, del rapporto tra la storia documentaria e la memoria collettiva, dell’uso pubblico della storia, della valorizzazione pubblica e professionale del “mestiere” dello storico. 

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